Il 15 aprile i partgiani apprendono che un notevole carico d’armi è fermo a Gazzata. S’incaricano d’andarlo a prelevare Sergio Fontanesi (Mauser) e Giacomo Pratissoli (Aldo).
Contestualmente i fascisti effettuano un rastrellamento nei comuni di Fabbrico, Rio Saliceto e Campagnola, arrestando 25 uomini e uccidendone tre. Nel pomeriggio i militi di Bagnolo arrestano a Fosdondo Ennio Bassoli (Musco) vicecomandante delle Sap locali e si accingono a tradurlo a Correggio. I partigiani attaccano la colonna e permettono al prigioniero di fuggire.
Fascisti bagnolesi, di ritorno al presidio, si fermano a Fosdondo e cominciano a perquisire i cittadini.
In quel momento arriva la colonna partigiana con il carico d'armi. I fascisti uccidono i due partigiani in moto che guidano il convoglio. Quelli che sono sul camion di scorta al carico aprono a loro volta il fuoco. Alcuni fascisti rimangono uccisi; gli altri si ritirano nella chiesa da dove continuano a sparare. I partigiani chiedono rinforzi e bloccano le strade per Correggio e Bagnolo. Tre camion di fascisti provenienti da varie direzioni vengono attaccati e distrutti.
A questo punto l’eco della battaglia si è ormai propagata a tutto il territorio circostante e i fascisti convogliano sul luogo tutti i reparti che nella mattinata avevano compiuto il rastrellamento: si tratta di circa 300 uomini su 12 autocarri. I partigiani vengono accerchiati e 2 vengono uccisi.
Il comandante "Diavolo" ordina lo sganciamento. L'aiutante Angiolino Morselli "Pippo" si sacrifica perché gli altri si mettano in salvo. Da Canolo arrivano i rinforzi sappisti che consentono di salvare le armi.
Il bilancio della giornata è di cinque partigiani e due civili uccisi; i fascisti caduti sono una decina. La battaglia di Fosdondo viene unanimemente riconosciuta come il più importante fatto d’armi di tutta la resistenza nella pianura reggiana: occupa una intera giornata e vi partecipano circa 180 partigiani.