A Villa Sesso, nella pianura poco a nord di Reggio, vivono diverse famiglie di mezzadri antifascisti.
La casa colonica dei Montecchi-Davoli è sede del comando provinciale Sap. Quelle dei Miselli e dei Catellani sono depositi di armi destinate alla montagna. Quella dei Manfredi è luogo di riunione del Pci e del Cln, nonché base importante di raccolta e partenza per la montagna di quanti affluiscono nelle formazioni garibaldine. La villa è quindi sotto osservazione da parte delle autorità fasciste.
A fine 1944 il comandante provinciale della Gnr colonnello Anselmo Ballarino avvia il rastrellamento della zona.
Il 29 novembre 1944 viene ucciso vicino a casa il sappista diciottenne Emore Grazioli.
La notte tra il 16 e il 17 dicembre 170 fascisti circondano Sesso, poi perquisiscono e saccheggiano l'abitato, uccidendo quattro giovani trovati in possesso di una radio e arrestandone altri sette.
Il 19 i partigiani uccidono sei civili, coinvolti come delatori nell'eccidio del 17.
Il 20 si svolge un nuovo rastrellamento fascista, con circa 180 uomini comandati dal maggiore Attilio Tesei dell'Upi: vengono eseguiti 432 fermi, 57 arresti e 14 fucilazioni, nei pressi della locale cooperativa. Muoiono tra gli altri Virginio Manfredi con tre dei suoi figli (Guglielmo, Gino, Aldino; un quarto, Alfeo, era stato ucciso il 17) e Ferdinando Miselli con il figlio Remo (un altro, Ulderico, era stato fucilato a Ciano poco tempo prima). Le due famiglie sono ricordate in lapidi scoperte nel 1985 e nel 1997 nei pressi delle rispettive case.
Il 21 i militi della Brigata nera inviati a presidiare il paese uccidono altri 5 giovani che si stavano recando a Reggio in bicicletta.