Il paese vanta una lunga tradizione civica e antifascista. Qui infatti l'8 ottobre 1941 un migliaio di donne si raccolgono in una "adunata silenziosa" contro la guerra e la fame.
Il 26 febbraio 1945 i gappisti attaccano un automezzo fascista sulla statale 63 causando alcune perdite.
All’alba del 28 febbraio, per rappresaglia, i fascisti prelevano dalle carceri di Reggio Emilia 10 patrioti e li fucilano nei pressi del cimitero di Cadelbosco Sotto, sulla strada che porta a Gualtieri.
La rappresaglia, forse per non irritare i tedeschi, viene attuata in modo quasi clandestino: la stampa fascista non ne ne parla e i cadaveri non vengono lasciati esposti sulla strada, bensì nascosti in una cappella del cimitero di Cadelbosco Sotto.
Una lapide in loro ricordo viene inaugurata in via Nuova il 28 febbraio 1965.
Tra le vittime c'è Paolo Davoli, nativo di Cavazzoli, dirigente comunista, già espatriato in Francia, poi intendente del Comando Piazza della resistenza reggiana con il nome di battaglia "Sertorio".
Arrestato presso la sua abitazione il 30 novembre, viene brutalmente torturato a Villa Cucchi e alla caserma “Muti”.
Sul luogo del supplizio Davoli intona un canto patriottico, incitando i compagni a fare lo stesso.
Prima del seppellimento gli viene trovato addosso un biglietto che recita: Cari genitori, vado a morire, la mano non mi trema, non pensate a me, uccidono me, ma non l’idea. Evviva la libertà. Vostro Paolo.
Viene decorato con la Medaglia d’Argento al Valore.