Il 26 e il 28 aprile 1944 venivano uccisi, nella zona di Martorano di Cesena, due militi del battaglione “M” Venezia Giulia che aveva operato congiuntamente alle truppe tedesche nel grande rastrellamento d’aprile contro l’8a brigata Garibaldi Romagna, rendendosi responsabile della fucilazione di otto giovani partigiani in gran parte di Cesena. Il 29 aprile l’area del “ferro di cavallo”, che comprende le frazioni di Martorano, Calabrina, Villa Calabra, San Giorgio, Bagnile, Ronta e San Martino in Fiume, fu sottoposta a rastrellamento. Vi parteciparono circa 500 elementi del battaglione Venezia-Giulia e i fascisti locali, inquadrati in cinque colonne.
Due croati, evasi dal campo di concentramento di Renicci, scoperti in frazione Ronta venivano portati a Martorano sul greto del fiume Savio e fucilati davanti alla popolazione costretta ad assistere; Guglielmo Urbini veniva ucciso perché il figlio era partigiano dell’8a brigata; Otello Fusconi, 17 anni, accusato di aver sparato contro i fascisti, fu fermato, pugnalato e trascinato sul greto del fiume dove giunse ormai morto; Guido Barbanti veniva ucciso e derubato. Altri tre giovani (Urbano Morigi, Secondo Fusignani e Giorgio Bartolini) vennero fucilati perché renitenti alla leva. Furono inoltre incendiati pagliai e case coloniche. A ricordo degli uccisi rimane oggi un cippo in Via Ravennate 2805.