Protagoniste della resistenza civile e di innumerevoli atti di disobbedienza contro le norme repressive nazifasciste furono ovunque le donne.
A Fiorenzuola d’Arda per tutto il Ventennio mussoliniano si era conservato un nucleo di opposizione al regime imperniato sulle famiglie Molinari e Tanzi che all’inizio degli anni Venti avevano avuto congiunti uccisi dallo squadrismo fascista: Carlo Molinari nel 1921, Eugenio Tanzi nel 1922. Dopo l’8 settembre ’43, i componenti di questo nucleo erano subito diventati partecipi dello sviluppo del movimento partigiano di lotta armata e promotori di un più ampio movimento sociale di resistenza civile. Fu proprio a Fiorenzuola che, attraverso in particolare l’azione di Luigina Tanzi, il 22 marzo ’44 fu realizzata una clamorosa manifestazione femminile di denuncia delle condizioni di fame e miseria. Nel notiziario provinciale della GNR si scrive che "alcune donne presentarono al Commissario prefettizio una petizione con 300 firme, in maggioranza di massaie". Ma 300 persone che trovavano in quel tempo il coraggio di esporsi apertamente ed insieme contro le autorità fasciste erano uno straordinario segno di Resistenza e di incoraggiamento per la stessa lotta armata. Sempre le donne furono protagoniste di episodi di disobbedienza civile soprattutto in occasione della ricerca degli sbandati e dei disertori da parte dei fascisti, come a Ferriere, dove i carabinieri che si presentano con le cartoline precetto sono accolti da una fitta sassaiola e a Vernasca, quando il 20 dicembre '43 erano stati affrontati con badili e picconi.
Se oltre 450 sono state le donne riconosciute nelle formazioni militari della Resistenza piacentina, assai di più sono quelle che con continui atti di disobbedienza e di resistenza civile hanno dato il proprio indispensabile contributo alla guerra di Liberazione di casa nostra, molto spesso ritenendo di fare solo il proprio “dovere di donne”, senza aspettarsi alcun riconoscimento.