I primi ad arrivare a Soragna, dopo l’8 settembre 1943, furono i prigionieri inglesi in fuga dal vicino campo PG49 di Fontanellato. Accolti e assistiti da molte famiglie del territorio mostrarono come molti italiani considerassero la guerra conclusa e che l’esercito tedesco che stava occupando il loro paese non fosse il loro.
A Soragna come nel resto della Bassa parmense punto di riferimento per il movimento partigiano era la 78a brigata Garibaldi S.A.P. con la sua fitta rete clandestina impegnata a sabotare la presenza nazifascista ostacolando le vie di comunicazioni stradali, telefoniche e telegrafiche, recuperando armi e munizioni dalle caserme e convincendo i contadini a disattendere l’obbligo di conferire il grano all’ammasso. Tutto ciò malgrado i tedeschi avessero stabilito il comando nella Rocca dove addirittura risiedette dall'ottobre 1944 il feldmaresciallo Kesselring.
Drammatici gli ultimi mesi di guerra: il Arresti e fucilazioni non si fecero attendere. Il 18 marzo 1945, a seguito di un attacco partigiano a militi fascisti, vennero prelevati dalla sede della di Parma della Sicherheitspolizei (SiPo-SD) quattro sappisti di Colorno (Ferdinando Rivara, Renato Cò, Emilio Ferrari, Walter Sivestri) e uno di Parma (Aldo Arbizzani), trasportati a Soragna e fucilati per rappresaglia in viale Verdi, lungo il muro di cinta della Rocca e di fronte alla locale sede fascista. Il aprile, le ultime vittime, Bruno Scaramuzza e Gino Faraboli “Nanni”, uccisi dai militari in ritirata.
Testimonianza di Remo Polizzi, Soragna