Tra il 1943 al 1945 Ferrara è caratterizzata dalla presenza di una delle più importanti comunità ebraiche italiane sottoposta ad una pesante deportazione e dal susseguirsi di rappresaglie e eccidi in una città in cui la Repubblica Sociale espresse attraverso i suoi gerarchi il suo volto più repressivo e violento.
Da qui l’idea di offrire due percorsi della memoria nei quali le tappe evidenziano da una parte i luoghi simbolici di quella che fu la persecuzione e la deportazione degli ebrei ferraresi, e dall’altra i luoghi delle detenzioni, torture e degli eccidi degli antifascisti e dei resistenti nel cuore della città.
Ferrara, come poche altre città, è stata oggetto immediato, fin dall’ottobre 1943, di violenta repressione fascista, e di un assoluto clima di terrore che ha determinato la difficile organizzazione della resistenza armata.
Fu Giorgio Amendola nell’agosto del 1944 ad affermare che fu Ferrara la città dove ha provato “effettivamente paura”: “dopo gli arresti dell’agosto (1944) il terrore dominava la città, bisognava compiere qualche azione audace, ma anche i Gap locali erano pressoché paralizzati… Nelle campagne l’azione partigiana ferveva, ma in città bisognava rapidamente riprendersi”.
Resistenza mAPPe Ferrara, a cura di Anna Maria Quarzi e Vito Contento con la collaborazione di Vanni Borghi per ISCOFE Istituto di storia Contemporanea di Ferrara.
Con il patrocinio del Comune di Ferrara e la Provincia di Ferrara.
Coordinamento: Luisa Cigognetti
Fonti iconografiche e documentarie: Museo del Risorgimento e della Resistenza, Archivio di Stato di Ferrara, Archivio Storico Comunale, Istituto di Storia Contemporanea, Associazione Ferrariae Decus, Seminario Arcivescovile di Ferrara.