Il complesso monumentale “Omaggio alla resistenza” realizzato da Giò Pomodoro nel 1980 ricorda uno dei fatti più tragici vissuti dalla città di Ravenna. Il 18 agosto 1944 il giovane gappista Umberto Ricci, soprannominato Napoleone, aveva atteso su quel ponte il passaggio di Leonida Bedeschi, un feroce brigatista nero soprannominato Cattiveria. Doveva essere solo un appostamento per riconoscerlo, ma poi Ricci gli aveva sparato uccidendolo. Mentre si allontanava in bicicletta fu raggiunto per caso da un auto con tre tedeschi a bordo che poterono immaginare l'accaduto. Catturato e consegnato alla Brigata Nera “Ettore Muti”, fu inutilmente torturato per una settimana, per estorcergli i nomi dei compagni del Gap.
Il 24 agosto i vertici e gli esecutori più in vista della B.N decisero di dare una risposta memorabile all'attentato partigiano: dalle carceri furono prelevati altri antifascisti, precedentemente arrestati come il professor Mario Montanari, un giovane rappresentante dell'Azione Cattolica che aveva aderito al Partito d'Azione e faceva parte della delegazione militare del CLN, Lina Vacchi, l'operaia che aveva più volte guidato gli scioperi di quell'anno alla Callegari e per questo si era esposta fino all'arresto; Aristodemo Sangiorgi e Pietro Zotti collaboratori della stampa clandestina, Michele Pascoli, barbiere e dirigente del PCI clandestino a Ravenna, Domenico Di Janni, Augusto Graziani, Raniero Ranieri, Valsano Sirilli e Giordano Valicelli.
All'alba del 25 agosto furono condotti sul Ponte degli Allocchi, presso una delle porte della città che dava sulla campagna per essere fucilati. Montanari riuscì a sfuggire alla custodia dei carcerieri, ma fu raggiunto da una raffica di mitra a poche centinaia di metri. Dopo le prime dieci fucilazioni, a Umberto Ricci e Natalina Vacchi fu riservata l'impiccagione, che entrambi affrontarono con sprezzante coraggio.
Al primo fu conferita la medaglia d'Argento al V.M. e alla seconda la medaglia di Bronzo.
Due messaggi di Ricci alla madre, scritti a matita con mano incerta e usciti miracolosamente dal carcere, sono stati pubblicati fra le Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana fin dal 1952.
Recentemente l'area memoriale è dedicata anche agli 87.000 combattenti delle Forze Armate nella guerra di Liberazione.