La particolarità della stazione di Ravenna è quella di trovarsi a ridosso della darsena portuale, che al tempo della guerra proseguiva ancora più all’interno della città. Oltre all’importanza strategica per i trasporti che da Nord transitavano in direzione di Rimini e della Linea Gotica i tedeschi avevano occupato molte fabbriche e magazzini lungo il porto canale; di conseguenza tutta l’area circostante fu oggetto di numerosi bombardamenti alleati lungo tutto il corso del 1944. Quando, a partire dal mese di ottobre, i partigiani nascosti nelle vicine valli furono in possesso di una radio trasmittente in contatto con gli Alleati, poterono segnalare loro, con una certa puntualità e precisione, spostamenti di truppe e di merci che divenivano subito obiettivi da colpire.
All’interno della stazione una lapide con 31 nomi ricorda che nella notte fra il 25 e il 26 gennaio 1944 un gruppo di 31 ebrei, in prevalenza donne e ragazzi, precedentemente rastrellati sul territorio provinciale e detenuti nelle carceri ravennati, furono da qui avviati al carcere milanese di San Vittore, per essere poi deportati tutti ad Auschwitz. Nessuno di loro fece ritorno.