montagna

La Resistenza in montagna

Rocca d'Olgisio, Val Tidone (PC)

Rocca d’Olgisio (altitudine m. 892), antico fortilizio sopra Pianello Val Tidone, per la sua inaccessibilità e la sua  posizione strategica, dominante l'intera valle del Tidone e la pianura verso il Po e la Lombardia, ben protetta ma in collegamento attraverso strade secondarie con la val Luretta e la val Trebbia, divenne un caposaldo della Divisione GL – Piacenza e fu più volte attaccata dai nazifascisti. Sede della I Brigata comandata da Antonio Piacenza fino al rastrellamento invernale e in seguito di “Nico”, aveva la funzione di difendere la zona in cui era il comando della divisione del comandante “Fausto” (il tenente dei carabinieri Cossu che comandava la più numerosa formazione piacentina).

Le strette strade tra una vallata e l'altra, fino a raggiungere la via Emilia erano percorse dalla “camiassa” del mitico “Valoroso” (Lino Vescovi) che comandava una squadra volante e riusciva a portare a termine rischiosissime azioni militari. Di ritorno da un fallito assalto alla Rocca, il 30 luglio 1944, fu perpetrato l’eccidio di Strà: reparti tedeschi e della RSI falcidiarono 9 civili tra donne, vecchi e un bambino di 2 anni. Il grande rastrellamento invernale del 1944/'45, ad opera della divisione Turkestan, partito dall'attiguo Pavese il 23 novembre, investì violentemente la zona, bombardando la Rocca e costringendo le formazioni partigiane al ripiegamento.

In un bosco sottostante morì, sofferente e suicida, Maber (Manfredo Bertini), radiotelegrafista di GL,  paracadutato dal Servizio informazioni degli alleati per tenere i collegamenti con il Comando angloamericano.


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