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La Resistenza in montagna

Ligonchio (RE)

Dalla metà di giugno del 1944 anche il territorio di Ligonchio, provvisoriamente liberato, diventa parte della “Repubblica di Montefiorino”. Il 25 di quello stesso mese il Comando garibaldino emana un manifesto per fissare i prezzi di alcuni generi alimentari e dà inizio alla propaganda  per la formazione di “giunte” civili. Ma l’elezione non ha luogo per la controffensiva tedesca di fine luglio, che pone fine all’esperienza della “Repubblica”. Nel corso dell’autunno però i partigiani riprendono il controllo dell’area; in particolare i distaccamenti di orientamento cattolico-democristiano operanti a Ligonchio vengono ufficialmente riconosciuti come “Fiamme Verdi”. La centrale idroelettrica risulta un presidio strategico per le forze resistenziali, ma, alla metà di febbraio del 1945, alcuni aerei alleati la mitragliano per errore difeso dai partigiani in accordo con la Missione Inglese. Il Capo di quest’ultima affida così alla neonata 145a Brigata Garibaldi il compito specifico di difendere la centrale, evento che si verificherà tra il 10 e il 14 aprile 1945 quando i partigiani combattono aspramente contro i tedeschi riuscendo infine a respingerli.

Una lapide inaugurata al passo di Pradarena nel 1982 ricorda l'ingresso della zona libera. 

Una targa scoperta al cimitero di Caprile ricorda il contadino Sante Riatti ucciso dai nazisti nel rastrellamento di fine luglio.

Un cippo nei pressi della centrale ricorda dal 1947 il partigiano Enzo Bagnoli caduto il 30 luglio.

Una targa sul sentiero per la Presa Alta ricorda l'azione della squadra sabotatori sovietici “Cane Azzurro” guidata dal capitano  Ivan.


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