Borgotaro e l’alta val Taro erano zone strategiche per le truppe di occupazione. Attraversate da vie di comunicazione vitali per l’esercito tedesco - la ferrovia Parma-La Spezia, la statale 62 della Cisa e quella per Chiavari - andavano difese dagli attacchi costanti dalle formazioni partigiane sorte in valle e composte, in larga parte, da giovani del territorio, inquadrati nelle brigate 1a e 2a Julia, Cento Croci e Beretta.
Furono proprio queste formazioni, nel giugno-luglio 1944, ad affrancare un’ampia zona dell’alta Val Taro (Borgotaro, Compiano, Bedonia, Albareto, Tornolo e altri piccoli comuni) dalla presenza di istituzioni e presidi militari tedeschi e della Repubblica sociale. Si trattò della breve ma intensa esperienza del “territorio libero del Taro”, a capo del quale vennero nominati un prefetto, Achille Pellizzari, e una Giunta comunale provvisoria composta da civili.
In luglio i tedeschi, nell’ambito dell’operazione di rastrellamento Wallenstein II (che colpì tutta la regione), cancellarono la zona libera e infierirono sulla popolazione con stragi e deportazioni. La Resistenza sopravvisse, ma dovette fare i conti con i pesanti rastrellamenti dell’inverno 1944-45, finalizzati ancora una volta ad eliminare la presenza partigiana nella valle. Emblematico l’eccidio avvenuto sul passo Santa Donna (6 gennaio 1945), quando un piccolo gruppo di partigiani cadde in un’imboscata tesa dai fascisti. Malgrado tutto il 9 aprile 1945 Borgotaro e l’alta valle del Taro furono liberate dai patrioti, prima dell’arrivo degli Alleati.