La cosiddetta “Repubblica di Montefiorino” dell'estate 1944 è una delle prime e più estese esperienze di zona libera.
Dopo l'8 settembre 1943, sull'Appenino modenese si formano le prime bande partigiane locali mentre altri gruppi iniziano progressivamente a salire dalla pianura, composti prevalentemente da giovani renitenti alla leva della RSI.
In primavera Osvaldo Poppi “Davide” arriva in montagna da Modena in veste di commissario politico e affianca il comandante Mario Ricci “Armando”, col progetto di unificare le forze partigiane modenesi. L'obiettivo viene raggiunto nel giro di un mese. Col nuovo assetto i partigiani, tra maggio e giugno, riescono a sconfiggere i prinicipali presidi della Gnr e a liberare diversi Comuni dell'alta valle del Secchia.
I resistenti modenesi si uniscono ai reggiani nel Corpo d'armata Centro-Emilia comandato da “Armando”. Il 18 di giugno prendono possesso della Rocca di Montefiorino dove stabiliscono il Comando partigiano. La zona presidiata si estende per quasi 1.000 chilometri quadrati ed è abitata da circa 30.000 persone.
Nei comuni liberati, le assemblee dei capifamiglia vengono chiamate ad eleggere dei rappresentanti di frazione che vanno a comporre le giunte popolari. Tra i provvedimenti più significativi presi dalle nuove amministrazioni si segnalano quelli riguardanti gli approvvigionamenti, i prezzi, l'assistenza.
Quando il 30 luglio, con l'operazione Wallenstein III, i tedeschi attaccano in forze la zona libera, i partigiani non reggono l'urto; i nazisti sfondano su tutti i fronti e il Comando dà l'ordine di sganciamento. Diversi centri abitati della “Repubblica partigiana” vengono dati alle fiamme.
I due Comandi reggiano e modenese d'ora in avanti opereranno in modo separato. Ma già poche settimane dopo il rastrellamento tedesco, nascono i Cln zona montagna e le giunte riprendono a funzionare. I partigiani manterranno il controllo di una larga porzione di territorio fino all'aprile 1945, respingendo diversi tentativi di incursione dei tedeschi.