Dopo lo sbarco alleato in Sicilia e la rapida risalita dell'Italia meridionale, il fronte si attesta lungo la Linea Gustav. Nella primavera 1944, in seguito alla presa di Montecassino (17 maggio) e alla liberazione di Roma (4 giugno), la Wehrmacht affronta una rapida quanto aggressiva ritirata verso nord. Il nuovo baluardo difensivo viene fissato lungo la Grüne Linie (Linea Verde).
Meglio conosciuta come Linea Gotica, questa era formata da una fitta rete di fortificazioni, che correva tra La Spezia e Pesaro. L'avanzata alleata viene bloccata su questo fronte, e negli otto mesi successivi infuria qui una campagna che coinvolge soldati di oltre trenta Paesi.
A partire dal 25 agosto sono numerosi gli attacchi dlla V Armata americana e dell'VIII Armata britannica, ma i tedeschi riescono a resistere, sfruttando anche il sopraggiungere delle piogge autunnali.
Gli alleati superano la Linea Gotica nel settore orientale, liberando le città romagnole e arrivando fino al fiume Senio. Nel settore occidentale, invece, non riescono a sfondare, e, dopo il proclama Alexander, il fronte rimane pressoché fermo tutto l'inverno.
Le forze partigiane non rimangono però inattive. Sulle montagne dell'Emilia centrale si distingue la Divisione Modena Armando, che, dopo l'operazione Wallenstein III, passa il fronte e muove ferso sud-est, attraversando e liberando diversi paesi del bolognese.
L'offensiva decisiva degli alleati avverrà a partire dal 19 febbraio 1945 e si concluderà nel mese di aprile dopo settimane di durissimi combattimenti.
L'Appennino tra Modena e Bologna si è ritrovato quindi al centro di grandi battaglie e di una strenua lotta di Resistenza; in particolare le popolazioni dei paesi a ridosso del fronte sono state direttamente coinvolte nella guerra, subendo pesanti rastrellamenti, evacuazioni coatte e varie forme di sfruttamento.