Mulino di Confine

Percorsi extraurbani / La campagna cesenate – Oppressione nazifascista e Resistenza

Mulino di Confine

Il mulino fa parte del territorio di Bagnile, e quindi cesenate, ma proprio perché limitrofo al comune di Cervia, e quindi del Ravennate, la zona è comunemente chiamata Confine. Nei primi decenni del Novecento l’edificio era di proprietà della famiglia Strada ed uno dei componenti, Urbano, era titolare del circolo social comunista assalito due volte nell’ottobre 1922. Durante la guerra di Liberazione il mulino fungeva da officina e da base partigiana, e da alcune testimonianze risulta che Ermenegildo, fratello di Urbano, si fosse iscritto al fascio per non destare sospetti in caso di controlli. Questo luogo fu teatro anche di una delle imprese più rappresentative della Resistenza romagnola: nel novembre 1943 i generali inglesi Philip Neame, Owen Tudor Boyd e Richard O’Connor passarono di qui nella loro trafila verso la salvezza, accompagnati da Lino Rossi, il ragazzo del mulino. Importante è anche il luogo di Confine in sé, in quanto quasi la metà dei partigiani di Bagnile risiedeva in quella zona, e due fratelli, Tonino e Giovanni Rossi, furono partigiani rispettivamente della 29ªGAP (di Forlì-Cesena) e della 28ª Gordini (di Ravenna). Ben tredici persone collegate a Bagnile, fra cui quattro Strada e Lino Rossi, furono riconosciute appartenenti alla Resistenza ravennate. In una relazione stilata dal comandando della 29ªGAP si specifica che questa ebbe contatti operativi, oltre che con l’8ª Brigata Garibaldi “Romagna”, proprio con la 28ª Brigata Garibaldi “Gordini”.

Testimonianza di Ilario Rossi, 23 gennaio 2011


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