Rifugio Antiaereo

Faenza / Ripercorriamo le tappe chiave della seconda guerra mondiale a Faenza.

Rifugio Antiaereo

Le grotte rifugio di Castiglione (FC) sono, probabilmente, tra i più interessanti luoghi, tra quelli giunti fino a noi, in grado di farci immaginare come fosse la vita quotidiana all’interno di un rifugio antiaereo durante uno dei numerosi bombardamenti che segnarono il nostro territorio. Rifugi simili, almeno per funzione, si trovavano anche nella zona del faentino, ma non siamo riusciti a trovare segni leggibili della loro presenza sul nostro territorio: si è quindi deciso di lasciare meno spazio all’immaginazione, proponendo ai possibili visitatori i rifugi ubicati vicino a via Castel Leone.

«La popolazione è terrorizzata dal rumore di un velivolo, non sapendo dove e quando colpirà, se questa o quella casa colonica: in ciascuna di esse si trovano soldati armati[1]».

Antonio Perondi e Virginio Anessa descrivono la vita dentro un rifugio antiaereo: si passava la maggior parte delle giornate ad ascoltare i rumori delle bombe che gli aerei tedeschi sganciavano e raggiungevano il suolo; la paura e il timore che sarebbero cadute troppo vicino; oppure il giocare a poker per distrarsi, anche se non sempre se ne aveva voglia. Il rifugio era costituito da una superficie di circa 6 metri quadrati.

Per quanto riguardava il trascorrere la notte dentro a un rifugio antiaereo, la si passava ad ascoltare le migliaia di colpi che provenivano da diverse mitragliatrici che si susseguivano, tambureggiando come un tuono interminabile; si dormiva tutti ammassati o uno sopra l’altro, adeguandosi alle condizioni estreme del contesto.

Il bombardamento visto da lontano.

Antonio Perondi ci racconta la vita all’interno dei Salesiani di Faenza, zona adibita, durante la guerra, anche ad ospedale e a rifugio per alcuni sfollati.

7 dicembre ‘44:

«Don Marcanti ed io, intorno alle 19, in una delle fasi più tremende di cannoneggiamento, saliamo su all’ultimo piano dell’ala orientale dell’istituto[...], spinti da una grande curiosità.

Per qualche minuto e sempre con la paura che una granata infili proprio il lunotto dove siamo appostati, osserviamo il fuoco, le fiammate delle batterie inglesi nella loro attività. È uno spettacolo pirotecnico vero e proprio, ma con quali terrificanti risultati! Si è potuto calcolare che i bagliori e, di conseguenza, le granate che partivano e che, a loro volta, sarebbero scoppiate poco dopo, erano centinaia al minuto secondo[…]. Si compie così, oggi, il ventiduesimo giorno costantemente nelle cantine, dapprima per i grandi bombardamenti aerei, poi a causa di quelli delle artiglierie[1]».

«Era già buio pesto, quando cominciò un infernale violentissimo cannoneggiamento su tutta la nostra zona.

 Erano migliaia di colpi che si susseguivano tambureggiando come un tuono interminabile. Poi cominciò il lancio di numerosissimi bengala che illuminarono a giorno i campi e le case. Da ogni parte tedeschi che arrivavano e partivano, che urlavano e che sparavano, ordini e contrordini, soldati che correvano e che si lamentavano[1]».

[1] Antonio Perondi, 1944-1945. I salesiani di Faenza nel turbine della guerra. Diario del salesiano Antonio Perondi, Banca Popolare di Faenza (a cura di), Litografica Faenza, Faenza 1983, p. 138.

Dentro l’inferno. Il diario di Virginio Anessa.

Ancora più emblematico è la testimonianza di Virginio (Gino) Anessa, sfollato a Celle e quindi testimone diretto degli intensi bombardamenti che colpiscono la zona già prima dell’inizio della battaglia di Faenza.

Lunedì 20 novembre:

«Ore 2: ingresso nel rifugio di Tina, Gino, Iolanda, Franca. Questa notte il cannone della Celle ha tuonato a lungo. 30 granate sono arrivate stamani, molte altre verso Castel Bolognese […][1]».

 

Martedì, 21 novembre:

«Mattino: […] Tutta notte fuoco infernale al fronte presso Faenza e Marzeno. La giornata è trascorsa tra casa e rifugio. Ore 15: Casa mitragliata da un aereo[2]».

Mercoledì, 22 novembre:

«Tutta la notte aspra battaglia, si ha l’impressione che tutto il fronte sia più vicino. Il cannone tedesco è quasi silenzioso. Ore 9: prime due granate nella zona. Gino rientra in rifugio con Tina, Iolanda e Franca. Subito dopo arrivano circa 20 granate vicino alla casa, nell’orto, una davanti all’imbocco del rifugio, facendo cadere molti pezzi di materiale e cemento dentro. Vengono dentro anche Terzo e Maria. Molte granate in successione, ma più lontane [….]. Si dorme quasi seduti. Nella notte rombo di cannone[3]».

Venerdì 24 novembre:

«[…] Ore 15: squadre di bombardieri hanno colpito le zone circostanti. Grande spavento in casa. Accorrono in rifugio: Enea, Natalina, Adriana, Minghina, Chino e Maria, mentre la Zita [Mantellini] è in preda a forte choc nervoso. Attendiamo tutti l’inizio del fuoco dei famosi cannoni, preannunciato per le 16 […]. Restiamo a dormire in rifugio: Gino, Chino, Terzo, Tina, Franco, Primo, Iolanda. Si dorme molto ammassati. Gravi problemi per il disimpegno dei bisogni corporali. Nella notte molte granate vicine[4]».

Mercoledì 29 novembre:

«[…] Vita di rifugio, la cui superficie è di circa 6 metri quadrati! A sera si gioca a poker, ma non sempre se ne ha molta voglia[1]».

Nel romanzo di Maria Federica Baroncini, Sale di pietra, Pendragon 2022, viene raccontata la quotidianità di una famiglia faentina durante il passaggio del fronte.

 

Ricerche a cura di Albergi Filippo, Folli Andrea, Ghetti Lorenzo, Gieri Lorenzo, Pezzi Andrea e Piazza Anna.

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[1]Giovanni Collina Graziani, Faenza nel baratro. 8 settembre 1943 - 29 giugno 1945, Tipografia Faentina, Faenza 1989, in un appunto datato 28 luglio 1944, p. 46

[2]Antonio Perondi, 1944-1945. I salesiani di Faenza nel turbine della guerra. Diario del salesiano Antonio Perondi, Banca Popolare di Faenza (a cura di), Litografica Faenza, Faenza 1983, p. 120.

[3] Antonio Perondi, 1944-1945. I salesiani di Faenza nel turbine della guerra. Diario del salesiano Antonio Perondi, Banca Popolare di Faenza (a cura di), Litografica Faenza, Faenza 1983, p. 138.

[4]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 5  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[5]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 6  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[6]Ibidem.

[7]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 8  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[8]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 11  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.


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