Celle

Faenza / Ripercorriamo le tappe chiave della seconda guerra mondiale a Faenza.

Celle

Celle

Celle è una frazione del comune di Faenza  dove, tra il 10 e il 15 Dicembre 1944, venne combattuta una dura battaglia tra le truppe Alleate e quelle naziste.


Prima della battaglia

Prima dell'inizio della battaglia vera e propria, ci furono degli scontri. Virginio (Gino) Anessa scrive nel suo diario:

«Domenica 3 dicembre: […] Grande fuoco di armi leggere. Dopo un’ora inizia intensissimo fuoco di tutte le artiglierie del fronte. Tutto questo dura l’intera notte e fino al giorno dopo a mezzogiorno. Non abbiamo dormito per pochi minuti. Molte centinaia di granate nel campo. Schegge in casa […][1]».

I bombardamenti proseguirono:

«Lunedì 4 dicembre: Tempo bello. Durante il giorno cinque incursioni di bombardieri sulla Celle e dintorni. Alcune case distrutte. Civili e tedeschi morti […][2]».

Ancora, dopo alcuni giorni:

« Venerdì 8 dicembre: […] Nessuno esce ormai più dal rifugio, perché è assai imprudente attraversare lo spazio che ci divide da casa […][3]».

«Sabato 9 dicembre: All’alba inizia un violentissimo fuoco di carri armati e cannoni leggeri in questa zona. Più tardi ci si aggiungono le artiglierie: un vero inferno, non ci capisce più nulla. Attendiamo con rassegnazione il destino […]. Il pensiero è costantemente rivolto a Dio e ai nostri cari lontani. Pochi attimi di tregua e poi granate incessantemente sulla Celle: alcune vicine, una davanti alla cucina. Serata abbastanza calma: ci scappa il tempo per un pokerino. I pasti sono più lauti… Oggi alcuni elementi inglesi si sono spinti verso queste basse colline[4]».

E, alla vigilia della battaglia:

«Domenica 10 dicembre: […] Quasi tutte le case della Celle sono distrutte. Pietoso esodo di famiglie[5]».


La guerra psicologica

Nella notte tra il 10 e l’11 Dicembre, tre battaglioni neozelandesi entrarono in linea, il 28°battaglione era formato da soli uomini di etnia Maori, che si schierarono tra le Bocche dei Canali e Villa S. Prospero, all’inizio della strada di Celle[1]. Gli addetti alla propaganda tedeschi realizzarono un volantino che lanciarono sui soldati neozelandesi, facendogli notare che, quando la battaglia diventava più dura (come a Montecassino), loro venivano richiamati in prima linea.


 

Traduzione Volantino:

Ragazzi Neozelandesi! Grazie per il tuo messaggio arrivato nella nostra linea qualche giorno fa. Ci congratuliamo con te per la presa di Faenza e per gli elogi che ne hai ricavato dal bollettino britannico. Ma ci chiediamo se il successo sia stato all'altezza delle vostre aspettative. Se continuerai a conquistare l'Italia allo stesso ritmo, passerà del tempo prima che la guerra finisca, piuttosto un maledetto e marcio aiuto per cui i tuoi generali ti stanno impiegando.

Il nostro nuovo comandante di divisione ti è grato per averlo menzionato nel tuo volantino.

Ti ha conosciuto bene in Africa quando con un pugno di uomini ti ha circondato a Tobruk.

Strana specie di guerra a quei tempi!

I tuoi uomini hanno combattuto coraggiosamente come soldati onesti per difendere questo vecchio luogo desertico. Siamo spiacenti di dover dire che alcuni ladri devono essersi intrufolati nelle tue linee da allora. Quando la mattina del 15 dicembre i nostri uomini conquistarono la fattoria di Casa Bianca a circa 2 miglia a nord-ovest di FAENZA, trovarono morti 12 soldati Ceman, che erano stati abbattuti a tradimento dai vostri uomini dopo essere stati fatti prigionieri e disarmati. Ti farà pagare per questa atrocità. Ecco come appare la tua guerra civile e come tratti i tuoi prigionieri, che ti vanti di trattare così bene. Se hai la più pallida idea dell'onore di un soldato, saprai cosa fare con quelle guardie nere nelle tue unità.

Noi, soldati del 90° Pr. Cren, la Divisione vuole sapere cosa significa l'onore di un soldato. Vi diciamo che tutta la vostra superiorità materiale non ci impedirà di combattere fino all'ultima goccia del nostro sangue per l'onore dell'esercito tedesco.

Le nostre braccia sono buone e sappiamo di colpire forte. Chiedi agli indiani come hanno apprezzato il fuoco della nostra artiglieria e dei nostri carri armati.

Quando i nostri ragazzi hanno attaccato, sono scappati a gambe levate.

Vi suggeriamo di considerare ancora una volta se non sarebbe del tutto opportuno aspettare che la pace arrivi in ​​un bel campo tranquillo lontano dall'area di battaglia, invece di vivere nel fango e magari essere uccisi in uno di quei maledetti attacchi insensati

I soldati tedeschi non uccidono i loro prigionieri.

Gli uomini della 90a divisione Panzer-Grenadier[1].

 

L’attacco

Il 13 Dicembre il 18° reggimento Corazzato neozelandese, attraversa il Lamone per supportare la 5° brigata[1].

Alle 23 del 14 Dicembre iniziò un intenso fuoco verso le linee tedesche a Celle, al quale i tedeschi risposero con colpi di mortaio[2].

I Maori del 28° Battaglione procedevano lentamente allo scoperto, utilizzando come riparo gli alberi e i fossi[3].

Alle 3 del mattino del 15 Dicembre i neozelandesi entrano a Celle[4].

I militari alleati del 23° Battaglione neozelandese stavano proseguendo la loro avanzata quando, oltrepassato il cimitero fuori dal paese, furono costretti a ritornare verso Celle da un contrattacco tedesco, che venne fermato dall’artiglieria alleata[5].

Il 22° Battaglione neozelandese, operava alla sinistra del 23°, dopo alcuni scontri, riuscì a raggiungere la riva destra del Senio nella notte del 16 dicembre[1].


La devastazione di Celle

Nel libro di Casadio e Valli La battaglia di Faenza, viene riportata la descrizione di un corrispondente di guerra neozelandese che visitò i luoghi della battaglia di Celle e scrisse:

«I campi e le strade sono devastati dai crateri delle granate, gli alberi sono divelti e ridotti a pezzi, nella zona non è rimasta una sola casa intatta. Molte sono ridotte in macerie. In molti i tedeschi avevano scavato delle buche al piano terreno e fatto dei rifugi sotto le case, portando anche della terra dentro le stanze per proteggersi ulteriormente. Le trincee costruite attorno alle case dimostrano la loro determinazione a tenere le posizioni. è stata solo la velocità e l’intensità del nostro attacco, avvenuto dopo un terrificante fuoco di sbarramento dell’artiglieria a ridurre la resistenza dei tedeschi. Il piccolo villaggio di Celle, una Cassino in miniatura,formato da una chiesa, alcuni edifici e dei campi tutt’intorno è una indescrivibile confusione di macerie[1]».

 

Sull’Evening Post nel dicembre 1944 uscì un articolo dedicato alla Battaglia di Faenza in cui l’anonimo autore scrisse:

«Il minuscolo paese di Celle, una Cassino in miniatura con una chiesa e poche costruzioni e terra tutt'intorno, è una confusione indescrivibile di rottami. Ieri, dall'altra parte del fiume Senio, i tedeschi hanno sparato a intermittenza sull'area mentre i neozelandesi si sono dedicati metodicamente al compito di riparare le strade e consolidare le loro posizioni[2]».


Ancora più drammatica è la descrizione di Celle affidata da Dalmonte al suo diario, diversi mesi dopo la fine degli scontri:

«1945 18 aprile, mercoledì: Oggi sono stato nella parrocchia di Celle, alla villa Gualdrini. Rivedo quei luoghi ora straziati dalla guerra. Le strade sono impraticabili, tutte buche e crepacci; i campi sono crivellati da innumerevoli bombe e granate; i seminati sono malconci; alberi, viti e culture sono rovinati; le case sono distrutte o diroccate. Per l’occhio e per il cuore è una completa desolazione[1]».

Le immagini degli alleati



Tra i tanti edifici danneggiati dal conflitto due colpirono particolarmente i fotografi alleati: la chiesa e la scuola di Celle. La chiesa ebbe numerosi danni. Per impedirne il crollo, il parroco, don Quinti Bisi, nel luglio del 1945 avvia alcuni lavori «onde evitare che i già gravissimi danni subiti dagli edifici causassero nuove rovine alla parte rimasta se non illesa ancora utilizzabile. Il lavoro principale e più completo fu la ricostruzione della parte demolita e la riparazione e il rimaneggiamento delle restante parte danneggiata del tetto; lavoro la cui urgenza si impose per ovvie ragioni di salvaguardia della parte di edificio rimasto[1]».

Nel caso della scuola a colpire l’immagine del fotografo fu la presenza, sconfortata, della maestra, ritratta a fianco delle rovine della scuola[1].

Ricerche a cura di Xenya Fortin, Emanuel Guerrini e Matteo Verlicchi.

________________________________________________

[1]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 13  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[2]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 14  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[3]Virginio (Gino) Anessa, Quei giorni, a Celle e a Faenza, p. 16  in Faenza 1944. Quei giorni di fuoco e di morte. Diari e testimonianze, Tipografia faentina editrice, Faenza 2015.

[4]Ibid.

[5]Ibid.

[6]Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 60.

[7]Il documento originale è conservato presso l’Alexander Turnbull Library, Wellington, New Zealand ed è consultabile qui: https://tiaki.natlib.govt.nz/#details=ecatalogue.802977 . La traduzione è curata da Xenya Fortin.

[8]Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 60.

[9]Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 61.

[10]Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 62.

[11] Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 63.

[12]Ibid.

[13] Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, pp. 63-64.

[14] Enzo Casadio e Massimo Valli, La battaglia di Faenza. Immagini e vicende di guerra tra il 1944 e il 1945, Bacchilega Editore, Imola 2004, p. 87.

[15] L’articolo originale è apparso sull’Evening Post datato 23 December 1944, p. 7 e ha per titolo FURY OF N.Z. ATTACK. La rivista è conservata presso l’Alexander Turnbull Library, Wellington, New Zealand ed è consultabile qui:https://paperspast.natlib.govt.nz/newspapers/EP19441223.2.61.7 . La traduzione è curata da Xenya Fortin.

[16] Eleonoro Dalmonte (a cura di), Faenza nella guerra e nella ricostruzione 1940-1945. Gli anni più turbinosi della sua storia millenaria, dal diario di Agostino Francesconi, Offset Ragazzini, Faenza 1990, pp. 184-186.

[17] Da Relazione tecnica datata 8 settembre 1949 dell’ingegnere Aldo Peroni – Comune di Faenza contenuta in AS RA Ufficio Genio civile /varie 2 – danni di guerra b. 802 - fascicolo Perizia dei lavori di ripristino della Chiesa parrocchiale, canonica e campanile di S. Giovanni Battista in Celle (Faenza).

[18] La foto è conservata presso l’Alexander Turnbull Library, Wellington, New Zealand ed è consultabile qui: https://tiaki.natlib.govt.nz/#details=ecatalogue.340663 . La didascalia originale è “All that remains of the village school at Celle, where some of the fiercest fighting during the assault by NZ troops on Faenza [sic] - The local schoolmistress”.


Galleria fotografica

Gli altri percorsi