Argine Santissima Annunziata, n. 80 (Vedole)
Nella piccola frazione di Vedole, a circa un chilometro e mezzo da Colorno, già dall'estate del 1944 erano attivi diversi patrioti. Fu qui, presso la casa di Primo Bernardi, che nel giugno di quell'anno i sappisti nascosero la macchina da scrivere, una delle poche esistenti in paese, che avevano rubato dalla sede del Fascio di Colorno per utilizzarla per la riproduzione clandestina di manifesti e volantini di propaganda contro i tedeschi e i fascisti.
Sempre a Vedole trovò riparo il patriota “Zandonai” (Osvaldo Dominici) dopo aver sottratto da una camionetta tedesca parcheggiata nella piazza principale di Colorno alcuni mitra lasciati momentaneamente incustoditi da due ufficiali nazisti. Giunto di corsa in prossimità delle prime case della frazione, nascose le armi rubate in un cespuglio nel greto del torrente Parma e si rifugiò presso l'abitazione di alcuni compagni, fino a quando i due ufficiali tedeschi, accortisi del furto e tentato invano di minacciare i presenti per sapere il nome del responsabile, si allontanarono dal paese senza essere riusciti a venire a capo dell'accaduto.
Il 23 aprile 1945, quando nel territorio di Colorno arrivarono i carri armati americani, Vedole – così come altre località del circondario – fu, infine, teatro di sanguinosi scontri tra le locali Squadre di Azione Patriottica (Sap) e le truppe nazifasciste in fuga verso il Po. Nel vano tentativo di mettersi in salvo, come riportato nel Diario storico del Comando provinciale della 78ª Brigata Sap, «i tedeschi fugg[ivano] da ogni parte ed in preda al terrore, si gett[avano] con automezzi e carriaggi in acqua, facendosi inghiottire dal fiume». Dopo due giorni di combattimenti, la zona venne completamente liberata. Nelle ultime azioni della fase insurrezionale le Sap di Colorno dovettero, tuttavia, registrare parecchi feriti, oltre alla perdita di due patrioti, Edgardo Belloni e Giacomo Mussini, caduti in combattimento il 24 aprile.
Testimonianza tratta da La Resistenza a Colorno