Eccidio di Ines Bedeschi, Alceste Benoldi e Gavino Cherchi

Percorsi extraurbani / Lungo il Po, tra guerra e Resistenza da Casale di Mezzani a Sacca di Colorno

Eccidio di Ines Bedeschi, Alceste Benoldi e Gavino Cherchi

Latitudine 44.965838 — longitudine 10.401911

L'inverno 1944-1945 fu durissimo per il movimento clandestino nel parmense, come nel resto dell'Italia occupata. Centinaia di partigiani caddero nelle mani dei nazifascisti a seguito dei rastrellamenti, delle delazioni o di arresti individuali. In questa lunga lista compaiono anche i nomi di Ines Bedeschi, Alceste Benoldi e Gavino Cherchi, arrestati separatamente, trucidati la sera del 28 marzo 1945 a Sacca di Colorno e gettati nelle fredde acque del Po. Ines Bedeschi “Bruna” nata a Conselice (Ravenna) nel 1914 era arrivata a Parma nell'estate del 1944 su richiesta ufficiale del Cumer (Comando unificato militare Emilia-Romagna) e qui aveva svolto l'importante compito di staffetta, subendo l'arresto il 23 febbraio 1945. Alceste Benoldi, nato a Parma nel 1909, artificiere dell'esercito, fu arrestato a Milano, dove operava clandestinamente. Gavino Cherchi, sardo nato a Ittireddu (Sassari) nel 1911, professore al Liceo “Romagnosi” di Parma, era capo del Servizio Informazioni Partigiano. I tre dopo l'arresto furono portati presso il famigerato Palazzo Rolli, dove aveva sede il comando della Polizia di sicurezza-SD, venendo sottoposti a interrogatori e torture per diversi giorni. Dopo il lungo calvario di violenze, il tragico epilogo del 28 marzo: assieme a Bedeschi, Benoldi e Cherchi era presente un quarto prigioniero condannato a morte, Romeo Bonini, il quale riuscì a lanciarsi nel Po prima di essere colpito, salvandosi. A Bonini – su cui nel dopoguerra aleggiarono sospetti di essersi “guadagnato” la salvezza durante gli interrogatori – dobbiamo i dettagli sulla dinamica della morte dei tre partigiani, i cui corpi non furono mai ritrovati.


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