Via al Traversante di Bocca d’Enza 28, Bocca d’Enza (Sorbolo-Mezzani)
Chiamata “Piccola Russia” per la connotazione politica dei suoi abitanti (in larga parte socialisti e comunisti), questa località si distinse per l’apporto che diede alla lotta di Liberazione. Qui si trovava la casa di Secondo Artoni, partigiano e magazziniere del Distaccamento Po. La sua casa accolse molti partigiani durante i mesi di lotta come nel marzo del 1945, quando i partigiani Ricildo Bianchini (Cesare), Ottaviano Cantoni e Primo Rosati (Oceano) furono rifocillati e ospitati per la notte dopo aver compiuto una azione contro la caserma delle Brigate nere a Casale di Mezzani. La mattina seguente ripresero la via dei monti lasciando le armi prelevate dalla sede fascista il giorno precedente, in custodia ad Artoni.
Il 19 aprile il partigiano Cesare che comandava un gruppo di partigiani del Distaccamento Po giunse infatti a Bocca d'Enza dove prese contatto con Secondo Artoni, quest’ultimo gli comunicò che le armi e le munizioni requisite dal presidio della Brigata nera erano in perfetta efficienza e pronte all'uso e che gli uomini erano pronti a imbracciarle. La zona vedeva la forte presenza di tedeschi coinvolti nelle operazioni di ritirata e interessati ad attraversare il Po per proseguire verso Nord. Cesare organizzò l'insurrezione che assunse modalità quasi uniche per il parmense, un'azione autonoma guidata da un ristretto gruppo di partigiani con la partecipazione spontanea di decine di persone. Il gruppo – citato in alcuni documenti successivi col nome di “Battaglione Padano” – era formato da una trentina tra partigiani e “volontari”, cominciò ad attaccare il 20 aprile alle ore 16.30 cogliendo di sorpresa i tedeschi che fuggirono nelle campagne rispondendo al fuoco. Alle 17.00 Bocca d'Enza era libera.
Da qui l'insurrezione si espanse: nella stessa giornata venne liberata Coenzo, Mezzani Inferiore, il 21 aprile Casale di Mezzani, Parmetta e Mezzano Superiore. La mattina del 25 aprile transitarono da Mezzani i primi contingenti Alleati, a cui furono consegnati tutti i prigionieri catturati negli scontri di quei giorni, circa 400.