Le osterie furono luoghi di ritrovo per gli antifascisti dell'Oltretorrente fin dai primi anni Venti. Operai, lavoratrici, giovani che non avevano mai accettato la dittatura fascista erano soliti riunirsi tra i tavoli delle osterie dei loro borghi per riposarsi dopo l'intensa giornata di lavoro e discutere delle bugie di Mussolini.
Anche l'Osteria del Campanaro faceva parte di questa mappa di luoghi di riunione e di rifugio per gli uomini e le donne dell'Oltretorrente. Per il movimento clandestino le osterie erano un luogo fondamentale in cui i resistenti potevano ritrovarsi davanti ad una tazza di vino o nascosti nei retrobottega. Tra quei tavoli si discuteva, si organizzava e si pianificava.
L’importanza di quei luoghi era nota però anche ai fascisti che non esitavano a prenderli di mira ad ogni azione di rappresaglia. Quei locali erano i primi a essere perquisiti e distrutti. Come quel 9 marzo 1944 quando alcuni militi della RSI (Repubblica Sociale Italiana) si diressero verso l’Osteria di Borgo Giambattista Fornovo per arrestare Eugenio Copelli, noto antifascista ricercato da alcuni mesi.