In questo borgo dalla forte identità antifascista un luogo insolito diventò teatro di Resistenza.
La notizia dell'armistizio dell'8 settembre 1943 e dell’imminente occupazione militare tedesca rese evidente agli antifascisti che la guerra non era finita, anzi era solo all'inizio. Era necessario perciò prepararsi. Le caserme e i depositi dell'esercito, lasciati in gran parte incustoditi, vennero presi di mira dagli antifascisti; le armi e le munizioni vennero rubate e nascoste in luoghi sicuri, mansarde, cantine e luoghi di lavoro.
Il 10 settembre 1943 alcuni militanti antifascisti entrarono in una caserma situata nel cuore dell’Oltretorrente, in uno dei cortili dell’Ospedale Vecchio, e rubarono armi e munizioni. Sicuri del sostegno della madre superiora chiesero alle suore Chieppine se potevano nascondere nel loro convento il bottino. Le religiose non esitarono e diedero così il loro contributo occultando i fucili, le mitragliatrici e le loro munizioni prima in una stanza adibita a magazzino e poi seppellendoli nell'orto.
Questo fu uno dei tanti esempi di “Resistenza civile” che caratterizzarono la lotta di Liberazione in città.