Alla notizia della caduta del governo di Mussolini anche a Parma esplose la gioia di chi per vent’anni aveva dovuto sopportare soprusi e violenze. Anche qui, nella fabbrica metalmeccanica di Tommaso Barbieri, il 25 luglio 1943 si festeggiò tra brindisi e bicchieri di vino.
Durante il ventennio fascista e dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 questa officina, rifugio per antifascisti e ricercati, rimase un punto di riferimento e un nascondiglio per armi, munizioni e volantini da diffondere in città. Su una parete di questo edificio si può ora osservare un mosaico che ricorda il lavoro che si svolgeva dietro quelle mura.
Il 31 gennaio 1944, in Via Cavour, una bomba esplose in mezzo a un gruppo di militi della Compagnia “Ettore Muti” che marciava per il centro e ne uccise uno. Non un attentato, ma un gioco incosciente. Gli uomini in camicia nera approfittarono però dell'accaduto per iniziare a diffondere un clima di terrore e di paura tra i parmigiani. La notte successiva un gruppo di fascisti irruppe nelle case di Tommaso Barbieri, Emmo Valla e Tullio Mason; li trascinarono fuori e li uccisero a pochi metri dalle loro abitazioni lasciandone i cadaveri in mezzo alla strada. Con i loro nomi iniziò la lista delle vittime dell’occupazione nazifascista.
Testimonianza di Maurizio Alpi