Nel 1938 le leggi razziali decretarono l’espulsione dalle scuole di ogni ordine e grado sia pubbliche che private, frequentate da alunni italiani, di tutti gli studenti di razza ebraica. Allo stesso tempo i docenti ebrei furono allontanati dalle scuole e dagli atenei. Le nuove leggi furono accompagnate da una dura campagna propagandistica antiebraica, che contribuì a formare un’opinione pubblica favorevole all’antisemitismo.
Dall’Università di Parma furono licenziati diversi intellettuali di origine ebraica, alcuni dei quali emigrarono. Il 13 ottobre 1938 il quotidiano della Federazione fascista “Corriere emiliano” segnalò l’espulsione per questioni razziali di quattro professori ebrei.
Gli studenti ebrei furono allontanati da tutte le scuole cittadine e provinciali: per proseguire gli studi dovettero espatriare o cambiare città, per potersi iscrivere a scuole ebraiche, che erano assenti a Parma. Numerose testimonianze lamentano l’assenza di solidarietà o l’indifferenza nelle reazioni dei non ebrei agli allontanamenti dalle scuole.