All'indomani dell'introduzione delle leggi antiebraiche del 1938, diverse famiglie israelite scelsero di espatriare in Palestina o in paesi in cui la loro presenza era ancora tollerata. Le difficoltà maggiori per chi voleva emigrare erano costituite dagli obblighi burocratici da adempiere e dalle scarse disponibilità economiche. I potenziali migranti parmigiani potevano fare affidamento sull’assistenza dell’avvocato Giacomo Ottolenghi, responsabile della Delegazione per l’assistenza agli emigranti (Delasem). La Delasem era un organo dell’Unione delle comunità israelitiche italiane che operò fino all’occupazione tedesca del 1943. Portò aiuto agli internati italiani che volevano espatriare e a quelli stranieri “confinati liberi” nei comuni della provincia a cambiare la propria località d’internamento. Ottolenghi, già presidente della Comunità ebraica, con l’aiuto di Riccardo Vigevani organizzò anche spedizioni di oggetti all’estero.
La Delasem di Parma funzionava con logiche di mutuo soccorso, richiedendo agli internati abbienti somme di denaro suppletive per sostenere i correligionari bisognosi.
L'attività cessò quando Giacomo Ottolenghi espatriò clandestinamente in Svizzera nel dicembre 1943, aiutato dal funzionario della Questura di Parma Emilio Cellurale. Restare in città era diventato estremamente pericoloso.