Nel 1938, alla promulgazione delle leggi razziali che li escludono dalla società civile, gli ebrei modenesi sono totalmente assimilati al resto della popolazione e appartengono a tutti i ceti sociali.
Il censimento del 1938 registra in città la presenza di 267 ebrei, 60 dei quali iscritti al Partito fascista. Grazie a parroci, militanti antifascisti, semplici cittadini, ma anche funzionari pubblici, come nel caso del vicequestore di Modena Francesco Vecchione, la Comunità ebraica modenese riesce a salvarsi quasi per intero.
Sono tredici le persone, sorprese per lo più in altre province, deportate ad Auschwitz o uccise mentre tentano di passare la linea del fronte.