Il 29 novembre 1938 Angelo Fortunato Formiggini, editore ed intellettuale modenese, si tolse la vita gettandosi dalla Ghirlandina, per protestare contro l’abominio delle leggi antiebraiche.
Laureato in legge a Modena e in filosofia a Bologna, nel 1908 inizia l’attività di editore. Nel 1915 partecipa, come volontario, alla prima guerra mondiale. Dopo la guerra si trasferisce a Roma, dove riprende il suo lavoro. Fu giudicato da subito un temibile avversario del fascismo, soprattutto perché egli rivendicava a sé la massima autonomia culturale e non intendeva sottostare alle direttive del regime. Da ciò derivava un continuo e persistente controllo della sua attività, che spesso si tradusse in sanzioni e interventi di censura. Le leggi antiebraiche del 1938 segnarono il culmine di questa persecuzione. Obbligato ad abbandonare l’attività che aveva costituito il centro della sua esistenza, decise di togliersi la vita per «richiamare l’opinione degli italiani sull’assurda brutalità del razzismo». Pose fine ai suoi giorni il 29 novembre 1938, gettandosi dalla torre Ghirlandina.
Dal 29 novembre 1988 una lapide ricorda la sua storia e quello che, secondo la sua volontà, è diventato il “Tvajol ed Furmajin”, ovvero lo spazio angusto fra la Ghirlandina e il monumento al Tassoni in piazza Torre nel quale si è gettato.