Qui si trovava il cuore pulsante del potere politico e dell’apparato amministrativo-burocratico del regime fascista.
Nel palazzo comunale erano ospitate le sedi della Prefettura, della Questura, dell’Amministrazione Podestarile e dei Servizi Demografici. Tra questi ultimi determinante fu la Divisione III, che si occupò del censimento del 22 agosto 1938 e nel corso degli anni tenne aggiornati gli elenchi degli ebrei forlivesi.
Il Prefetto riceveva gli ordini da Roma, quindi li passava al Questore e al Podestà; quest’ultimo li girava alla Divisione III.
Prima delle leggi razziali vennero sancite per gli ebrei l’impossibilità di tenere conferenze e la privazione di licenze per negozi. Quindi, approvate dette leggi (espulsione dalle scuole, espulsione dall’Italia per gli ebrei privi di cittadinanza, ricorso alla discriminazione), ci furono il divieto di tenere domestici ariani, la cacciata da circoli cittadini e albi professionali, la proibizione di praticare professioni nel settore spettacolo, l’eliminazione dei nominativi ebrei dagli elenchi telefonici e la confisca dei beni.