Dopo l’unità d’Italia, le ferrovie rappresentarono un segno tangibile e un volano dell’unione nazionale, come ben dimostra la storia della vecchia stazione di Cesena (ancora presente accanto alla nuova), attivata proprio nel 1861. Nel 1919 se ne approvò un progetto di ampliamento, che vide nel 1925 la posa della prima pietra.
L’importanza dei collegamenti ferroviari fece sì che nelle immediate adiacenze della stazione si insediarono, dal lato città, la fabbrica alimentare Arrigoni (che diventerà poi fucina dell’antifascismo cesenate e non solo) e, dalla parte opposta, la raffineria Montecatini, che lavorava lo zolfo grezzo proveniente dalle miniere di Perticara e Formignano. Questi tre punti strategici così ravvicinati resero l’area bersaglio dei bombardamenti alleati dopo l’occupazione nazista. Il primo, che si abbatté sulla città e colpì anche la stazione, ci fu il 13 maggio 1944; quello del 29 giugno distrusse carichi di munizioni e incendiò la Montecatini. Altri bombardamenti il 25 luglio, l’8 agosto, il 2 ed il 9 settembre. Dal 23 dello stesso mese fino al 20 ottobre, giorno della Liberazione, non vennero più registrate le incursioni aeree, visto l’avvicinarsi del fronte.
Stazione e linee ferroviarie furono anche l’obiettivo di numerose azioni partigiane durante i mesi della Resistenza, volte a ostacolare i rifornimenti all’esercito d’occupazione.