La legge sul razionamento alimentare entra in vigore in Italia il 6 maggio 1940. Da quel momento, in una situazione di sempre più grave scarsità dovuta anche a difficoltà di trasporto e inefficienze logistiche, i generi razionati sono distribuiti ai consumatori solo a presentazione della carta annonaria (la distribuzione delle carte, o tessere, annonarie avveniva presso un ufficio in Via Indipendenza, nei pressi della Montagnola).
La carne è uno dei prodotti più ambiti e, anche per questo, introvabili. Il razionamento del 1940 stabilisce un quantitativo di 50 grammi (compreso l’osso) per persona al giorno; alla fine della guerra la carne è quasi del tutto scomparsa, non è infatti inclusa nelle quote di assegnazione alimentare stabilite dal Comando tedesco. Si trova, rarissima, al mercato nero quasi al doppio del prezzo di calmiere: da 80 lire al kg, cifra già insostenibile per un lavoratore medio, si arriva a una quotazione di 130 lire. In città è ormai diffusa la macellazione domestica, senza la minima attenzione a norme igieniche.
Dopo il bombardamento del 22 marzo 1944 che distrugge il Macello Comunale in Via Azzogardino, il Comune affronta l’emergenza con la gestione diretta di quattro macellerie nelle quali è possibile acquistare materia prima sicura a prezzi di calmiere.