Nell’estate del 1943 la guerra aerea investe l’Emilia, già piena di sfollati dalle città bombardate. A luglio gli Alleati colpiscono Bologna, poi nell’inverno successivo Reggio Emilia e Modena. Anche a Soliera c’è bisogno di un rifugio antiaereo: il Comune lo allestisce nei sotterranei del Castello Campori, l’edificio più noto del paese, proprietà dell’omonima famiglia. Quando suona l’allarme, gli abitanti del centro corrono lì per trovare riparo. Il 19 luglio 1944 Soliera si sveglia con l’ululato della sirena. Fra i tanti che scappano nel rifugio c’è Eugenio De Liberis, centurione della Milizia fascista e da poco Podestà di Soliera, responsabile di rastrellamenti e atti di violenza. Al suono del cessato allarme tutti escono in piazza e la tensione si scioglie. La calma, però, dura poco. All’improvviso tre gappisti del distaccamento Walter Tabacchi, in bicicletta, aprono il fuoco contro De Liberis, freddandolo prima che entri nel forno all’angolo tra via Marconi e via Rimembranze.