Negli anni Quaranta in queste campagne si trova l’azienda agricola di Vittoria Padoa vedova Namias, possidente ebrea. Il 25 febbraio 1944 le autorità della Repubblica sociale italiana sequestrano il podere, affidandolo a un “reggente” di Modena. Non è un fatto isolato, ma la manifestazione locale di una tendenza diffusa: subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’occupazione nazista, il fascismo repubblicano inasprisce la persecuzione degli ebrei. Il «manifesto di Verona», ratificato fra il 15 e il 16 novembre 1943, identifica tutti gli appartenenti alla “razza ebraica” come stranieri di nazionalità nemica. Dalla privazione dei diritti, già messa in atto dal regime fascista con le leggi razziali del 1938, si passa al sequestro delle proprietà e alla “persecuzione delle vite”. Il sistema dello sterminio nazista è infatti alimentato dal collaborazionismo della RSI, che sfrutta le delazioni dei cittadini per catturare gli ebrei e consegnarli ai tedeschi.