È il giorno di Ognissanti del 1943, ed è il primo bombardamento su Rimini.
L’incursione aerea avviene alle 11e 50 circa. Questo bombardamento, che trova una città del tutto impreparata, causa un numero imprecisato di morti: non vi è un elenco completo delle vittime, ma tra essi ricordiamo Adamo Toni, segretario del Pci clandestino. Una buona parte di queste vittime perde la vita presso il rifugio paraschegge della croce verde, che era stato ricavato da uno stabile adibito in precedenza a pronto soccorso. Secondo Mario Magnani, pompiere intervenuto per i soccorsi, erano rimaste sepolte 97 persone, di cui ne periranno una ventina.
Ariodante Schiavoncini, che riesce a salvarsi da quel rifugio, racconta: «Sembrava che tutte le macerie del mondo mi fossero cadute addosso. […] sentii che qualcosa stava accadendo ma non capii che cosa, né dove, se sopra di me oppure lontano […] mi adagiarono su una barella per portarmi al vicino ospedale e fu proprio in quella barella che mi trovò la mia fidanzata».
Da questo momento Rimini non è più una città sicura e incomincia lo sfollamento verso le campagne limitrofe.