Nell'autunno del 1944, Casa Valla di Ranzano, sede del distaccamento Leporati (47^ brigata Garibaldi), fu teatro del processo e della condanna mediante fucilazione di Gianni Di Mattei, detto "Juan".
Comandante del distaccamento Zinelli della 47^ brigata Garibaldi, era giunto in montagna dopo essere fuggito, durante un bombardamento aereo, dal carcere di Parma – dove era detenuto per omicidio a scopo di rapina.
Fu condannato dai suoi stessi compagni per abbandono della posizione di fronte al nemico e sobillazione contro il Comando di brigata. “Dal Ventasso al Fuso“ di Villa e Rinaldi e “La quarantasettesima“ di Bertoli sono le principali fonti a riguardo e concordano nel descrivere “Juan” come figura da una parte affascinante e con un ascendente eccezionale sugli uomini del proprio distaccamento, dall'altra ambigua, ambiziosa e inaffidabile.
Furono i suoi tratti da avventuriero anarchico insofferente alla disciplina a preoccupare il Comando unico e la Missione alleata, riunitisi nella scuola di Ranzano. Arrestato a Rigoso, dove si era rifugiato col suo battaglione, fu processato il 18 ottobre 1944, di sera, a casa Valla, come si ricava dalla narrazione di Bertoli: “Salirono l'erta curvi e silenziosi sotto la pioggia preceduti da Spumino che reggeva una lanterna e giunsero sulla cima del poggio, davanti alla grande casa grigia dalle imposte serrate. Venne dal buio un suono di catene e una voce rauca di donna. Sull'ingresso Spumino alzò la lanterna, apparve la ripida scala di mattoni tra i muri screpolati. Quando entrarono nello stanzone, l'orologio sulla parete segnava le 22,15. Sotto c'era un divano e al centro un grosso tavolo di noce”.
La sentenza fu pronunciata oltre la mezzanotte e fu eseguita immediatamente. Bertoli descrive nel dettaglio l'esecuzione, la successiva sepoltura e quanto avvenne la sera seguente per iniziativa di Maddalena Madureri, accompagnata dal giovane Sergio Dalla Tana “Mario” che “tirava dietro una broscella a ruote”. “La cronaca approssimativa di quello che riuscì a fare Maddalena – narra Bertoli – si arricchì nella fantasia dei montanari e diventò subito leggenda. Il disseppellimento del cadavere e il suo trasporto nella notte tempestosa verso un luogo sconosciuto, dove nessuno lo dubitava, aveva ricevuto la benedizione, era il riscatto della legge di Dio.
La fedele staffetta aveva ristabilito l'ordine della pietà [...]”. Molto più asciutta la cronaca di Villa e Rinaldi riguardo l'affaire Juan: “Dopo circa un mese il Comando Unico inviava alla Brigata una lode per tutta l'operazione, definendo la stessa «l'unica valevole a eliminare un gravissimo e pericoloso motivo di disordine e di indisciplina nelle formazioni».
Luoghi della 47^, Riprese e interviste realizzate nell’ottobre 2007 presso Casa Valla a Ranzano di Palanzano nell’ambito del progetto “La quarantasettesima” da Primo Giroldini, operatore Pietro Ronchini, con i testimoni Renato Lori e Mario Plotini: https://www.testeparlantimemorie900.it/video/luoghi-della-47/
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