Questa costruzione ha inizio, come baluardo difensivo, nel 1636. Modificata agli inizi dell'Ottocento e trasformata in caserma, divenne sede del 36° reggimento di fanteria e poi intitolata al generale Enrico Cialdini.
Dopo l’8 settembre i tedeschi ammassarono al suo interno circa 10.000 militari italiani, in attesa di trasferirli in Germania. Gli abitanti delle adiacenti case popolari di via Cialdini presero immediatamente a cuore la sorte di questi giovani: grazie all’iniziativa di due ragazzi, Lella Malavolti e Luciano Bonacini, e alle indicazioni di uno stradino, Giuseppe Adani, venne individuata una via di fuga attraverso le fognature, e l’operazione fu sostenuta dagli abitanti del quartiere.
L’uscita del tunnel era mascherata con lenzuola stese, i militari potevano lavarsi nelle lavanderie delle case popolari e trovare indumenti civili raccolti nel quartiere, cosicché in diversi giorni riuscirono a fuggire alcune centinaia di prigionieri. Fu ben diversa la sorte di coloro che non riuscirono a fuggire: l’internamento in Germania, che riguardò circa 650.000 tra soldati, sottufficiali e ufficiali.
Oggi di tutto il complesso della Cittadella è rimasto solo il baluardo d’ingresso, recentemente recuperato dal Comune e destinato a spazio per attività culturali.