Nella prima prima periferia della città, fuori mura, il cippo ricorda l’uccisione di sette resistenti da parte dei tedeschi avvenuta il 17 novembre del 1944. Si tratta di Mario Agni, Mario Arnoldo Azzi, Giuseppe Franceschini, Gigi Medini, Michele Pistani, Alberto Savonuzzi, Antenore Soffritti, tutti impegnati in prima persona, ed alcuni con incarichi di responsabilità, sia a livello militare che a livello politico, nella Resistenza al nazifascismo.
Arrestati per ordine di Carlo De Sanctis, a capo dell’Ufficio politico della Questura dal luglio 1944, sono prima portati nelle “camere di sicurezza” di Castello Estense, poi nel carcere di via Piangipane dove subiscono pesanti interrogatori, e torture. Sono stati trasportati in questo luogo su un furgone messo a disposizione da De Sanctis e guidato dall’SS italiana Alfredo D’Agostini. Sono infine, all’alba del 17 novembre, trucidati dalle SS tedesche, comandate dal maresciallo Pustowka, con un colpo di pistola alla nuca. I corpi sono frettolosamente sepolti in una improvvisata “fossa comune”, approfittando di un cratere aperto da una bomba. Fino al momento del ritrovamento delle salme, sul finire dell’agosto del 1945, a Liberazione avvenuta, non vi è nessuna notizia certa sugli scomparsi.
Ai familiari, che si erano peraltro visti consegnare gli effetti dei loro congiunti, De Sanctis aveva dichiarato che erano stati prelevati dalle SS e deportati in Germania.