All’alba del 20 novembre 1944 Limidi è deserta. Quasi tutti gli abitanti lasciano le proprie case poiché temono le ritorsioni naziste e fasciste. Alle 8 arrivano a Limidi 70 militi della GNR, 50 soldati dell’esercito repubblicano e 200 tedeschi. Non vogliono soltanto indurre i partigiani a rilasciare gli 8 prigionieri che tengono in pugno da cinque giorni: la loro missione è distruggere il centro più “ribelle” della pianura. I soldati saccheggiano e incendiano 37 case all’interno del borgo, senza addentrarsi nelle campagne per paura dei partigiani. Per le 13 è poi prevista la fucilazione di 60 ostaggi fra Limidi e Soliera, ma lo scambio dei prigionieri annulla le condanne a morte. In quel mattino Limidi subisce comunque danni tremendi. Già nei giorni successivi il CLN di Carpi raccoglie fondi a sostegno dei sinistrati, mostrando loro la solidarietà della Resistenza. Dopo la Liberazione una sola casa viene lasciata semidistrutta come monumento ai “Fatti d’armi” del novembre 1944.