Il 4 dicembre 1944, quello che sarebbe divenuto il giorno della liberazione, a Ravenna il cielo era denso di nubi basse e i ricognitori della RAF non avevano potuto alzarsi in volo. Mentre diversi reparti alleati stavano accerchiando la città, gli ultimi tedeschi avevano abbandonato Ravenna nella mattinata, dopo aver fatto saltare alcuni edifici rialzati e la torre dell'acquedotto. Forse anche per queste esplosioni la popolazione stava chiusa in casa, i partigiani impegnati nei combattimenti si trovavano tutti nelle valli a nord e i liberatori procedevano con estrema cautela.
Fu allora che il partigiano Florio Rossi (Galvani), rimasto tra i pochi in città come responsabile del Servizio Informazioni, decise di portare di persona la notizia agli alleati più vicini, passando le linee sui Fiumi Uniti.
Annotate le interruzioni stradali e le zone minate, svestitosi attraversò a nuoto il fiume privo di ponti all'altezza di Punta Galletta, per fare solo un guado, e dopo poco incontrò in un casolare una pattuglia del Distaccamento “Garavini” insieme ai primi soldati inglesi, che subito, tramite Radio Bionda, chiesero informazioni alla base partigiana sul suo conto. Rassicurati in tal senso, varcarono il fiume sulle loro imbarcazioni e furono accompagnati dentro la città da una guida sicura. Poco dopo le prime jeep superavano il corso d'acqua su di un ponte di barche e presto iniziò la costruzione di un ponte Bailey per i mezzi pesanti.