Coordinate Tappa: 44.41842593092977, 10.13844270318182
“Il giorno 20, al mattino presto, comincia il grande rastrellamento. È una sorpesa. I tedeschi salgono dall'Enza e da Parma e tendono a stringerci in una morsa che spinge verso il Caio”, così è descritto da Massimiliano Villa “William” e Mario Rinaldi nel libro “Dal Ventasso al Fuso” il rastrellamento del 20 novembre 1944, quello in cui cadde, in un agguato, il vertice della 47^ brigata Garibaldi, la “brigata dalla testa troppo calda”, secondo la celebre definizione di Ubaldo Bertoli “Gino”.
La 47^ Garibaldi si era formata tra la primavera e l'estate di quello stesso anno dall'incontro tra le prime formazioni provenienti dalla sponda reggiana del fiume Enza e quelle del Parmense, la cui competenza territoriale copriva il versante occidentale dell'Enza, da Traversetolo fino a Palanzano, Monchio delle Corti e il confine con la Toscana. Sulla Fiat 1100 color cenere del comando di brigata, dietro la curva che immette al Ponte di Lugagnano, si trovavano – come in una bara, sotto l'agguato di due fucili mitragliatori piazzati ai lati della strada – il ventisettenne Aldo Zucchellini “Ivan” di Palanzano, sergente alpino e reduce della campagna di Russia, medaglia d'argento al valor militare (comandante); il ventisettenne Bruno Ferrari “Franci” di Langhirano, figlio di Giacomo Ferrari “Arta”, medaglia d'argento al valor militare (vice commissario); il ventottenne Remo Coen “Raffaello” di Parma, medaglia d'argento al valor militare (capo di stato maggiore); il ventottenne Giorgio Lambertini “Celso” di Neviano degli Arduini; la ventiduenne Ave Melioli “Tita” di Bibbiano (RE), che era in avanzato stato di gravidanza.
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