Monte Caio, presso il monumento a Bocchialini

Monchio-Palanzano / Caio, montagna partigiana: la guerra, la morte e l'amore. Percorso B2

Monte Caio, presso il monumento a Bocchialini

Coordinate Tappe: 44.46774272840356, 10.149380297248852

Il monte Caio non fu solo teatro di morte e di guerra: nei giorni di luglio del 1944 ospitò anche la nascita di un amore. Quello tra Bruno Schianchi, classe 1920, di Langhirano e Rita Ferrari, classe 1918, di Lalatta. Bruno era un soldato della divisione fanteria Isonzo, di stanza in Slovenia, a Novo Mesto, che fuggì, attraverso San Pietro del Carso, verso il confine italiano dopo l'8 settembre '43 e il 1° giugno '44 entrò nelle formazioni partigiane, precisamente nel distaccamento Cavestro, con il nome di battaglia “Topo”.

Nei giorni dell'operazione Wallenstein, sul Monte Caio, presso il monumento a Bocchialini, all'alba del 7 luglio fu ferito all'anca da un proiettile tedesco; trascinato a valle da un compagno - il quindicenne Pietro Manici - , trovò riparo in un anfratto naturale del monte, dove rimase nascosto in attesa di aiuti.

Lo trovò un contadino del luogo, Francesco Ferrari che, senza pensarci due volte, si prese cura di lui, medicandolo e portandogli ogni giorno da mangiare e da bere. Altri compaesani, però, vicini ai fascisti e ai tedeschi, l’avevano scoperto e quindi i fascisti l’avevano minacciato dicendogli che se l’avessero sorpreso di nuovo ad andare verso il Caio l’avrebbero fucilato. Francesco non voleva lasciare questo ragazzo a morire da solo, allora ci mandò sua figlia Rita, che era una ragazza e destava meno sospetti.

La giovane teneva molto a questo incarico di responsabilità, che in seguito avrebbe raccontato a tutti con orgoglio: andava al Caio a portare da mangiare al partigiano ferito, un giorno, poi un altro e un altro ancora, finché lui le chiese: “Rita, em dev un bèz (mi date un bacio)?”. E lei esclamò, nello splendore dei suoi 24 anni: “Oh sì che v’al dagh (Oh sì che ve lo do)!”.

Dopo quel bacio e, dopo la fine della guerra, Rita e Bruno si sposarono e rimasero a vivere a Lalatta.


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