Nella stanze diroccate dell’ex-caserma militare, che prima della guerra fu la residenza del partigiano Alfredo Cecchetti, trovano rifugio clandestino un gruppo di partigiani gappisti della XXIX Brigata, composto tra gli altri da Cristoforo Greppi, Sergio Giorgi, Alfredo Cecchetti, Gino Amati, Mario Capelli, Luigi Nicolò e Adelio Pagliarani. Questi ultimi tre, nel tardo pomeriggio del 14 agosto, dopo una delazione fatta da un tale Leo (o Leone) Celli, sono sorpresi nel nascondiglio con armi e volantini e per questo sono arrestati dai soldati della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana) e dai soldati tedeschi guidati da Tacchi. Gran parte del gruppo non è presente mentre altri si salvano in maniera rocambolesca.
Dopo l’arresto sono condotti presso il comando germanico di via Covignano, dove vengono inutilmente torturati per avere i nomi degli altri partigiani resistenti, e lì sommariamente processati. La notizia dell’arresto si diffonde a macchia di leopardo: l’assenza di sufficienti forze partigiane sul posto non consente l’organizzazione di un potenziale salvataggio dei tre gappisti.
Famose rimangono le foto in posa con le armi che si scattano i partigiani qualche giorno prima di essere catturati.