Nei 20 mesi della Resistenza, quando la guerra totale giunse anche in questi luoghi, molti altri e altre giovani ribelli salirono in montagna "dalle belle città" del parmense e del reggiano, dal Ventasso al Fuso, finendo in parte fucilati durante l'operazione Wallenstein di inizio luglio 1944, che tuttavia non riuscì a sradicare il rapporto tra le bande nascenti e la popolazione locale.

Le montagne, a guardia delle terre poco a poco sottratte al controllo dei nazifascisti, racchiusero e protessero i ribelli che le liberarono, dal Sillara all'Alpe di Succiso, passando per il Faggeto e per il Caio, montagna partigiana...

Le montagne, a guardia delle terre poco a poco sottratte al controllo dei nazifascisti, racchiusero e protessero i ribelli che le liberarono, dal Sillara all'Alpe di Succiso, passando per il Faggeto e per il Caio, montagna partigiana: teatro dei rastrellamenti sia del luglio...

La lotta dei ribelli della montagna fu possibile anche grazie alla partecipazione delle donne, sulle quali non pesava la coscrizione obbligatoria, la necessità di nascondersi per sfuggire all'arruolamento coi nazifascisti o la cattura nei campi di prigionia, ma che scelsero di rischiare tutto per cambiare tutto.