Ronta

Già la sera prima del rastrellamento, il 28 aprile 1944, i fascisti fecero un’incursione a Ronta con l’intento di scovare i fratelli Duilio e Aldo Fusconi, entrambi aderenti al movimento partigiano, e Duilio dirigente del PCI cesenate. In casa trovarono però solo Vittorio, quattordicenne figlio di Duilio. Giorgio Maraldi ricorda ancora di aver visto l’amico Vittorio, sostenuto sottobraccio dai fascisti, che veniva colpito a intervalli. Il giovane non rivelò il nascondiglio del padre neanche dopo una finta fucilazione e quindi fu arrestato e tradotto nelle carceri di Cesena. Il giorno seguente, durante l’imponente rastrellamento, i fascisti tornarono dai Fusconi e, non trovandoli, incendiarono loro le case. Non contenti si spostarono di poche decine di metri lungo la via Ravennate in questa casa, dove risiedevano Matteo (padre di Giorgio) e Augusto Maraldi, un antifascista di vecchia data. Prima perquisirono l’edificio senza però trovare Augusto, che era nascosto in altro luogo; poi bruciarono un mucchio di sterpaglie da cui venne alla luce un vecchio manufatto di cemento che a volte era servito da rifugio; un fascista lanciò una bomba a mano e lo fece saltare. Bruciarono poi i pagliai, dentro casa razziarono e distrussero, lanciando perfino contro il muro tutte le uova covate e pronte per la schiusa.