Se è vero che i luoghi possono essere utilizzati per studiare e fare studiare la storia, è necessario comprendere come essi possono essere utilizzati. Innanzitutto un luogo restituisce un avvenimento assai meglio di una pagina di manuale. Spesso, se si tratta della città in cui si vive, quello stesso luogo può essere legato a ricordi personali, a un vissuto che non è lo stesso attorno al quale la proposta didattica lavora. Ciò aiuta lo studente a riflettere sulla diversa valenza dello stesso luogo nel tempo: il luogo dunque, cambia, e rimane se stesso; è polisemico a seconda dello sguardo e dell’angolo di osservazione.
Oggi i luoghi della storia e della memoria del Novecento diventano tanto più importanti quanto più risulta difficile ascoltare un testimone diretto dei fatti studiati. Se per la seconda metà del XX secolo questo problema non è ancora presente, diventa sempre più complesso sentire parlare un testimone della Resistenza o della Seconda Guerra Mondiale. Il luogo si fa testimonianza e supplisce alla testimonianza orale; supplenza tanto più sentita come necessaria proprio nel momento in cui scompaiono gli ultimi testimoni di una vicenda storica (esempio concreto di questo fenomeno è proprio la storia della Resistenza).
Ultima notazione riguarda l’importanza del luogo anche nella comprensione dei quadri di storia generale. Nell’esempio che segue, esemplificato da una scheda dedicata al Littoriale, molti sono gli approfondimenti possibili a partire da avvenimenti che sembrerebbero di “sola” storia del territorio bolognese. Li enumeriamo per dare conto della complessità di approfondimenti possibili:
- la costruzione del Littoriale testimonia dell’ambizione della classe dirigente bolognese nel contesto della politica nazionale nel corso degli anni Venti.
- ambizione ripagata da risultati concreti (la costruzione di un centro unico in Europa inaugurato dallo stesso Mussolini e onorato della presenza del Re in occasione della prima partita internazionale disputata);
- la costruzione del Littoriale può essere utile a comprendere i caratteri del primo fascismo in cui sono ancora evidenti logiche di conflittualità interna, espresse dalle ambizioni di ras e podestà intraprendenti. La storia di Bologna è emblematica da questo punto di vista perché la visita di Mussolini per l’inaugurazione del Littoriale sarà funestata dall’attentato al Duce ad opera di Anteo Zamboni. Sarà un punto di non-ritorno anche per la politica nazionale;
- la costruzione di un centro sportivo come il Littoriale evidenzia un mutamento storico che riguarda la nozione di tempo libero in Europa e/o in Italia e la pratica sportiva; così come la possibile gestione di entrambi per motivi di consenso politico;
- la vicenda di Arpad Weisz apre a molti percorsi didattici: il più evidente è quello della vicenda umana di un uomo di fama e successo che, non per questo, viene risparmiato dalla tragedia della deportazione e della morte nei campi di sterminio. In realtà la sua intera storia, anche prima dei fatti dell’autunno del 1938, può essere utile a costruire una geografia dell’Europa e dei suoi flussi da inizio secolo fino agli anni Trenta;
- la distruzione dei simboli fascisti allo stadio all’indomani del 25 luglio 1943 è la chiara testimonianza di come la destituzione di Mussolini sia stato un momento di trasformazione – testimoniata anche da ritualità legate alla cancellazione dei simboli del vecchio potere – della storia italiana;
- la vicenda del bronzo del cavallo di Mussolini che servirà a forgiare le statue dei partigiani a Porta Lame, racconta della storia della memoria, delle sue processualità, di certi suoi simbolismi. Senza contare la possibilità di riflettere sul concetto di uso pubblico della storia. Analoghi ragionamenti possono partire dalle considerazioni inerenti l’apposizione della targa a ricordo di Arpad Weisz a più di settant'anni dalle leggi razziali che lo avevano costretto ad allontanarsi dalla città;
- la chiusura del porticato dello stadio per consentire la costruzione di piccoli appartamenti per gli sfollati aiuta a comprendere come lo stesso luogo abbia accompagnato la storia della città in una fase di crescita e progresso e, pochi anni dopo, in un momento di terribile crisi. La vita quotidiana muta al mutare delle condizioni (qui può essere molto interessante l’utilizzo di fonti iconografiche per la comparazione).
La proposta didattica parte dunque come approfondimento su un unico luogo. Dopo la lettura della scheda in classe si potranno avviare lavori di ricerca di diversa tipologia. Qui riportiamo solo alcuni dei possibili esempi:
- ricerca sui luoghi: reportage video o fotografici per la ricostruzione del contesto spaziale;
- ricerca sulle fonti: analisi delle fonti storiche su web e presso gli archivi cittadini dedicati;
- conduzione d’interviste per comprendere la percezione del luogo nel presente (analisi per la scelta delle domande da porre, analisi delle scelte narrative necessarie al montaggio del girato).
Scheda:
La storia e le memorie dei luoghi a Bologna. Il Littoriale
Lo Stadio Renato Dall’Ara ha una lunga storia alle sue spalle. Intitolato al Presidente del Bologna Federazione Calcio dal 1934 al 1964, fu inaugurato da Benito Mussolini che vi entrò trionfalmente a cavallo il 31 ottobre 1926.
L'impianto polisportivo del Littoriale, così si chiamava nel ventennio fascista, era stato fortemente voluto da Leandro Arpinati, podestà di Bologna fra il 1926 e il 1929 e negli anni successivi presidente del CONI e della Federazione Italiana Gioco Calcio. Si trattava di un progetto ambizioso che doveva servire a celebrare la grandezza del fascismo. L’allora Littoriale era uno dei più grandi e moderni stadi d'Europa e fu edificato a spese del partito fascista bolognese e di alcune aziende cittadine; poi donato al Comune.
Progettata dall'ingegnere Umberto Costanzini e dall'architetto Ulisse Arata, l'opera, costruita con il calcestruzzo armato, comprendeva, oltre allo stadio dotato di pista per l'atletica, campi da tennis e due piscine, di cui una, per la prima volta in Italia, al coperto. La cerimonia d’inaugurazione del Littoriale si tenne a lavori non ancora ultimati.
Il 29 maggio 1927 vi si tenne la prima partita: alla presenza del re Vittorio Emanuele III e dell'infante di Spagna e di 70.000 spettatori fu disputata Italia-Spagna. Dal 31 agosto al 4 settembre 1927 vi vennero disputati i campionati europei di nuoto, pallanuoto e tuffi. Quella coperta sarà a lungo l'unica piscina riscaldata nella stagione invernale in Italia. Nel 1929 fu edificata la torre di Maratona in cima alla quale fu collocata una Vittoria alata con fascio littorio, e, in corrispondenza della grande nicchia, un’imponente statua di bronzo di Mussolini a cavallo, opera dello scultore Giuseppe Graziosi.
Nel corso degli anni Trenta la squadra di calcio cittadina conobbe una storia di successi, anche a livello internazionale. L’allenatore che più di altri contribuì a tale crescita sportiva fu l’ebreo ungherese Arpad Weisz. Lo stesso che nel 1938, dopo due annate consecutive di grandi trionfi, fu costretto a lasciare la squadra e la città a seguito delle leggi razziali. Dopo essere fuggito in Francia e in Olanda, Weisz e la sua famiglia furono internati nel campo di sterminio di Auschwitz. Weisz morì il 31 gennaio del 1944 a 48 anni. Solo nel 2009 la sua storia è tornata alla ribalta della storia di Bologna e si è reso omaggio alla sua figura con l’apposizione di una targa in suo onore.
Il 26 luglio 1943, dopo la destituzione di Mussolini e la caduta del fascismo, un gruppo di manifestanti entrò nel Littoriale, distrusse tutti i simboli fascisti presenti e disarcionò la statua di Mussolini dal monumento a cavallo. Fu poi staccata la testa dal busto della statua e trascinata per le vie di Bologna dove fu abbandonata. Pare che il bronzo del cavallo sia poi servito nel 1947 allo scultore Luciano Minguzzi per la fusione delle statue del Partigiano e della Partigiana di porta Lame, nel luogo in cui il 7 novembre 1944, nel cuore della città avvenne una battaglia in campo aperto fra nazisti e partigiani.
Nel 1943 lo stadio, non più Littoriale, divenne rifugio per gli sfollati e per coloro che avevano perso la casa a causa dei bombardamenti. Il portico dall'Arco del Meloncello all'incrocio con Via Andrea Costa venne tamponato e ogni arcata divenne un piccolo monolocale. Si creò così una lunga struttura condominiale capace di dare alloggio a 94 famiglie. Anche all'interno dello stadio, nelle palestre, nelle piscine e nei sottoscala, furono sistemate altre famiglie di sinistrati e sfollati.
Soltanto lentamente nel dopoguerra lo stadio riprese a ospitare manifestazioni sportive.