La Zona dantesca – Via D. Alighieri, Via G. Da Polenta, Piazza San Francesco

Ravenna / Il fascismo a Ravenna

La Zona dantesca – Via D. Alighieri, Via G. Da Polenta, Piazza San Francesco

Fin dal 1923 il sindaco poi podestà di Ravenna Celso Calvetti avviò un piano regolatore per dare un volto nuovo alla città, a partire dal riordino dello spazio circostante alla tomba di Dante, realizzata alla fine del Settecento sempre dal Morigia e giudicata da molti troppo modesta o inadeguata alla grandezza del poeta. Nell'intento di dialogare con la vicina ed austera chiesa di san Francesco, e con il quattrocentesco Quadrarco di Braccioforte, ov'erano state rinvenute le ossa del poeta nel 1865, i progettisti e le Soprintendenze locali, sotto la guida di Corrado Ricci svilupparono un lungo dibattito teorico, che dal livello locale raggiunse le cronache nazionali, lungo quasi tutto il Ventennio, su come raccordare la solennità dell'antico con le velleità del moderno. La creazione della Zona del Silenzio, incentrata sulla tomba del Poeta, finì infatti per condizionare l'assetto delle vie e dei palazzi circostanti, assumendo in sé tutta l'ambiguità del rapporto fra tradizione e innovazione che il fascismo italiano conteneva. Nel febbraio 1944 si tennero sull'adiacente sagrato della chiesa di San Francesco, ad opera del Segretario nazionale del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini, le solenni esequie per il ritorno a Ravenna della salma del gerarca Ettore Muti, ucciso dai Reali Carabinieri nell'agosto precedente vicino a Roma. Ancora nell'aprile '45 a pochi giorni dalla fine della guerra, Pavolini voleva portare nel Ridotto della Valtellina le ossa di Dante, simbolo a suo avviso di un'italianità tanto cara alla retorica fascista.

I funerali di Ettore Muti in un video dell'Istituto Luce


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