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La Resistenza in montagna

La strage di Monchio, Susano e Costrignano (MO)

L’8 marzo 1944, alla scadenza di un bando di chiamata alle armi, i fascisti organizzano azioni di rastrellamento nell’Appennino modenese e reggiano che durano una ventina di giorni. Durante queste operazioni fascisti e tedeschi si scontrano coi partigiani a Pieve di Trebbio, a Cerrè Sologno e nella zona di Monte Santa Giulia. Diversamente da quanto accade nelle altre due località, nella zona di Santa Giulia fascisti e tedeschi vanno incontro a brucianti sconfitte, con gravi perdite.

Dopo questi combattimenti le formazioni  partigiane si spostano in zone più sicure, mentre i comandi tedeschi chiedono rinforzi per vendicare le sconfitte. Il 18 marzo reparti della divisione Hermann Göring, dopo che alcuni pezzi da artiglieria a Montefiorino hanno bombardato le pendici del Monte Santa Giulia, iniziano la distruzione sistematica delle abitazioni e il rastrellamento e l’uccisione degli uomini di Susano, Costrignano e Monchio. Alla fine la rappresaglia provoca la morte di 136 civili. Una seconda rappresaglia è compiuta due giorni dopo a Cervarolo, nel Reggiano, dove cadono uccise altre ventiquattro persone, tra cui il parroco.


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