pianura

La Resistenza in pianura

Argenta (FE)

Argenta subisce il devastante bombardamento alleato del 12 aprile 1945, con centinaia di vittime tra i civili e la perdita della quasi totalità del patrimonio urbano e storico; la situazione si legge estremamente chiara nella sua drammaticità nelle parole del sindaco Antonio Dalle Vacche (1945-1960):

Il 18 aprile 1945, quando i fascisti e i tedeschi in fuga abbandonavano per sempre il nostro territorio martoriato, Argenta esisteva solo come un punto della carta geografica: nella realtà era ridotta a un cimitero, un immenso cimitero di case e di uomini, e forse il numero spaventoso delle vittime non si saprà mai con precisione.

Il comando tedesco occupa Argenta nell’ottobre 1944. Iniziano requisizioni di ogni genere – dagli animali al legname, alle derrate alimentari, dalla biancheria alle stoviglie, alle stufe, alle biciclette... – che accompagnano l’ordine di evacuazione di Argenta, Bando, Boccaleone, Filo e San Biagio. Non solo: tra arresti, rastrellamenti e costanti inviti alla delazione, si avvia la distruzione di tutto ciò che può essere un punto di riferimento per gli Alleati, edifici pubblici, ponti, stabilimenti industriali, case vicine agli obiettivi “sensibili”..., mentre gli uomini capaci tra i 18 e 65 anni sono precettati per lavorare alle linee difensive. 

Dopo l’armistizio annunciato l’8 settembre 1943 inizia il tempo della Resistenza, della lotta partigiana, complice un territorio che ben si presta alla difesa e all’offensiva, perché il nemico non si avventura volentieri in quel deserto senza strade, dove la canna alta e il sentiero stretto danno respiro agli agguati..., come ricorda Antonio Meluschi, a capo del battaglione “Mario Babini” (35a bis Brigata Garibaldi) tra la fine di ottobre 1944 e la primavera del 1945, nel tempo in cui il comando tedesco che si scontra con gli Alleati sul Senio occupa Argenta.

L’immaginario triangolo che ha per base Argenta-Bando e per vertice Longastrino è la “Stretta di Argenta” (Argenta gap, come la chiamano gli inglesi): la strada che porta a Ferrara segna un territorio piatto, con alcune zone sotto il livello dell’acqua, un corridoio stretto a est dalle Valli di Comacchio e a ovest dalle Valli di Marmorta. I tedeschi allagano quelle terre per ridurre ancor più, a scopo difensivo, il passaggio verso nord, mentre minano più di 2.000 ettari e approntano linee difensive sulla parte residua della “linea Gotica” (dal mar Ligure alla valle del Senio seguendo la dorsale appenninica) e sulla “linea Gengis Khan” (da Mesola, seguendo la costa adriatica fino al Reno), dietro la quale è la “Stretta di Argenta”.

La dura offensiva degli alleati prende le mosse dall’incursione inglese nelle Valli di Comacchio del 2 aprile 1945, nel tentativo di eludere l’Argenta gap, prima ancora dell’attacco sul Senio del 9 aprile, partendo da Anita – liberata il giorno 7 – e da Boscoforte. 

Argenta è l’unico punto di transito tra le Valli di Comacchio e le Valli di Campotto, l’ultima difesa contro l’avanzata delle forze alleate, che intensificano i combattimenti particolarmente dal cielo, da dove, il 9 aprile, appunto, partono i bombardamenti a tappeto. 

Via terra, gli Alleati attraversano il Senio, occupano Lugo, poi Alfonsine, Massalombarda, Menate di Filo... il 12 aprile scoppia l’attacco contro Argenta. 

In un attimo Argenta fu un rogo. Le fiamme si vedevano altissime e rumori come di tuoni lontani sembravano non finire mai. Là c’era il resto della mia famiglia, la mia casa, il mio gatto, il mio paese. Lo spettacolo era terribile... Nel mio cuore sentivo che i miei non potevano essere morti e non mi sbagliavo. Lo imparai solo dopo alcuni giorni e la gioia fu tanta, oscurata, però, dalle notizie che arrivavano dal paese: centinaia e centinaia di morti fra le macerie, Argenta non esisteva più. 

(Maria Cristina Moretti, Un punto di vista, ed. a cura dell’autrice, 1999, p. 57).

Chi si arrischiava fra le rovine di Argenta ... non rinveniva più le strade, coperte come erano dalle macerie. Ora che vi ho rimesso piede per la seconda volta dopo lo sterminio, le macerie sono state rimosse i cadaveri sepolti e riscoperte le strade che ad una ad una ritrovo e percorro: ma non ritrovo più il Municipio, né i portici, né la Posta, né il Teatro, né la Torre dell’orologio; non ritrovo più il vecchio centro affollato nei giorni di mercato e di fiera; né le due ali di fabbricati susseguentisi fino alla ferrovia, né i depositi, né la stazione cui guidava incessante viavai. Non ritrovo più Argenta.

(Giorgio Galassi, Argenta, Cassino del nord, «Il Giornale della Sera», 24 luglio 1947)

Il 18 aprile 1945 le forze alleate entrano ad Argenta. 

Il gesto dell’Agida

Tanti hanno ricordato il “gesto dell’Agida”, bracciante cinquantatreenne di Filo, colpita da una raffica mortale il 29 febbraio 1944 per salvare il figlio maggiore Guerriero, che aveva già conosciuto il carcere quando a 18 anni, con altri, fu arrestato, processato e condannato al carcere dal Tribunale speciale fascista. Dopo l’8 settembre 1943 Guerriero riaprì la bottega di fabbro a Bando ed entrò nel movimento partigiano. Nella notte tra il 28 e 29 febbraio 1944 una camionetta si fermò nella vecchia Via Provinciale, presso l’abitazione di Ivo Vandini. Sentendo bussare, Agida aprì a due estranei che le chiesero dove fosse il figlio. La donna li intrattenne per dar modo a Guerriero di fuggire, ma una raffica di mitra la falciò sull’uscio. Agida morì all’ospedale il 2 marzo 1944 dopo due giorni di agonia.


Galleria fotografica

POI percorso Tutti i punti del percorso

  1. Portomaggiore (FE)
  2. Argenta (FE)
  3. Fosdondo (RE), 15 aprile 1945
  4. Villa Gavassa (RE), 15 settembre 1943
  5. Villa Cavazzoli (RE), 12 maggio 1944
  6. Pratofontana (RE), 11 agosto 1944
  7. Sant'Ilario (RE), 16 dicembre 1944
  8. Brescello (RE), 13 aprile 1945
  9. I Martiri del Senio a Lugo (RA)
  10. La strage del ponte Felisio a Solarolo (RA)
  11. Reggiolo (RE), 17 settembre 1944 e 14-17 aprile 1945
  12. Villa Sesso (RE), 17-21 dicembre 1944
  13. Villa Cadè - Ponte Cantone (RE), 9-14 febbraio 1945
  14. Cadelbosco Sopra (RE), 28 febbraio 1945
  15. Gonzaga (MN), 19 dicembre 1944
  16. Fabbrico (RE), 27 febbraio 1945
  17. San Martino in Rio (RE), novembre 1943, poi marzo-aprile 1945
  18. Canolo di Correggio (RE), giugno 1944, dicembre 1944, aprile 1945
  19. Il grande monumento alla Resistenza ad Alfonsine (RA)
  20. Anzola dell’Emilia e San Giovanni in Persiceto (BO)
  21. Mirandola, Via 5 Martiri (MO)
  22. La Baracca di Roncarolo, Caorso (PC)
  23. San Secondo Parmense (PR)
  24. Argelato (BO)
  25. La battaglia di Rovereto sul Secchia (MO)
  26. Ponte Ruffio (FC)
  27. La Borghesa di Rottofreno (PC)
  28. Medicina (BO)
  29. I ragazzi ebrei di Villa Emma di Nonantola (MO)
  30. Fiorenzuola d’Arda (PC)
  31. Altedo di Malalbergo (BO)
  32. Lo scambio di prigionieri di Limidi di Soliera (MO)
  33. Monticelli d’Ongina (PC)
  34. Fusignano (RA), gli scontri del Palazzone
  35. Casa Cervi a Gattatico (RE), settembre-novembre 1943
  36. Museo della Battaglia del Senio ad Alfonsine (RA)
  37. Cotignola Città dei Giusti (RA): una solidarietà che resiste alla guerra
  38. Martorano (FC)
  39. Soragna (PR)
  40. Mezzani (PR)
  41. Bagnile e San Giorgio (FC)